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Federalismo Fiscale e Costituzione italiana: l'Italia a un bivio

Il presente lavoro cerca di dare un quadro per quanto più possibile ampio, data la vastità del tema, della normativa in materia di federalismo fiscale che nel tempo è stata predisposta dal nostro legislatore.
Innanzitutto verrà spiegato il significato del concetto di federalismo fiscale sottolineando che questa espressione è oggetto di forti ambiguità, in quanto, mentre negli Stati Uniti le istituzioni si dicono federali quando sono alle dipendenze del Governo centrale, in Italia tale espressione è stata assunta a simbolo del localismo della tassazione.
Verranno poi analizzate le riforme che nel corso degli anni novanta sono state approntate, grazie alle quali il tema è venuto maggiormente alla luce.
La scelta del legislatore degli anni '90 ha posto in primo piano alcuni elementi di fondamentale importanza, in quanto essi si riflettono sull’espressione concreta di valori, princìpi e diritti costituzionali: da un lato, l’affermazione del principio di autonomia decisionale in capo al soggetto di Governo regionale e, dall’altro, la contemperazione del principio di solidarietà, dalla cui effettiva realizzazione dipende, per esempio, un principio fondamentale della persona, qual è la tutela del diritto fondamentale alla salute da parte dello Stato.
Una tendenza quindi a territorializzare le risorse finanziarie, con la conseguente riduzione delle risorse statali disponibili a realizzare in modo effettivo il principio di solidarietà. Poiché il garante della solidarietà territoriale rimane lo Stato e la via più caratteristica per concretizzarla è quella della spesa pubblica nelle Regioni che, per il loro minore livello di sviluppo e la loro minore capacità di generare reddito, ne hanno maggiore necessità. Una spesa pubblica che, in prospettiva, tende a ridursi alle entrate tributarie proprie di ciascuna Regione, che, in ultima analisi, potrebbe impedire allo Stato, garante della solidarietà, di disporre dei fondi necessari per concretizzarla.
La seconda parte del lavoro avrà come oggetto il federalismo fiscale prima della riforma dell'art. 119 Cost., ed in particolare, verranno analizzate più compiutamente le riforme degli anni novanta, la legge delega n. 133 del 1999, il d. lgs. n. 56/2000, recante “Disposizioni in tema di federalismo fiscale”, e per concludere, le motivazioni essenziali dello stesso federalismo fiscale.
Nella terza ed ultima parte, verrà analizzata la più recente normativa alla luce della riforma dell'art. 119 della Costituzione.
In particolare verrà presentata una disamina delle varie proposte sul tema in esame, sviluppatesi all'interno, non solo del mondo politico-istituzionale (come la proposta del Governo Prodi o quella della Regione Lombardia), ma anche all'interno di alcune delle più importanti istituzioni di formazione e consulenza (come la proposta Svimez ed Astrid).
In conclusione, oggetto del presente lavoro sarà il disegno di legge delega Calderoli, dal nome del Ministro proponente.
Autonomia e responsabilità saranno, nell'ottica del disegno di legge Calderoli, virtuosamente congiunte, valorizzando la possibilità di razionalizzazione della spesa e il controllo democratico degli elettori locali. Come segnalato da attenta dottrina, c'è molto bisogno di ciò, altrimenti il federalismo come quello voluto dalla riforma costituzionale del 2001, che ha decentrato forti competenze legislative, se permane uno schema di finanza derivata, rischia di lasciare il Paese a metà del guado, nella peggiore delle situazioni possibili dove lo Stato non si ridimensiona e Regioni ed enti locali non si responsabilizzano. A questa situazione di stallo, quindi, il federalismo fiscale sembra essere l'antidoto adatto.
Una seconda parte del disegno di legge delega Calderoli riguarda l'assetto della finanza delle Province e dei Comuni, ed in particolare il ruolo di coordinamento svolto dallo Stato e dalle Regioni, alle quali, secondo la Costituzione, è affidata in materia una competenza legislativa concorrente. La scelta operata è quella di configurare un assetto della finanza comunale dove viene attribuito un ruolo determinante alle Regioni nel delineare schemi concreti di coordinamento della finanza dei Comuni, nel rispetto, per quanto riguarda la perequazione, dei criteri generali fissati nel disegno di legge delega, che costruiscono quindi una opportuna garanzia per gli enti locali.

L’obiettivo finale di questo lavoro sarà quello di analizzare la costituzionalità stessa dell’introduzione del federalismo fiscale in Italia, esaminando le violazioni che verrebbero effettuate ad una Costituzione prettamente solidaristica quale è la nostra, a vantaggio delle regioni maggiormente sviluppate, le quali disporrebbero in maniera esclusiva di numerose risorse da poter gestire.

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INTRODUZIONE Il presente lavoro è dedicato ad uno dei temi di più stretta attualità, vale a dire la riforma che ha come oggetto il federalismo fiscale. Come verrà evidenziato, nella legislazione e nella cultura politica italiana non è mai mancata la consapevolezza della necessità di accompagnare l'evoluzione della forma dello Stato e dell'architettura del sistema amministrativo verso il modello federale con una parallela e coerente riforma della finanza regionale e locale, ispirata ai princìpi del c.d. federalismo fiscale: responsabilità finanziaria degli enti territoriali, autonomia nella provvista di risorse, sufficienza delle risorse rispetto ai compiti attribuiti, autonomia e responsabilità di spesa, perequazione e solidarietà. Da quando Sturzo rivendicava il federalismo fiscale per le Regioni del sud sono trascorsi quasi sessanta anni, ma quelle intenzioni, se proprio non sono rimaste solo tali, bisogna attendere ancora per vederle attuate compiutamente in tutte le loro potenzialità, viste anche le forti contestazioni degli ultimi anni. Il presente lavoro, pertanto, darà un quadro, per quanto possibile ampio, data la 6

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