Aristotele, libro Lambda della Metafisica: natura e causalità del primo motore immobile
Con il libro XII della Metafisica di Aristotele, il libro Lambda, si affronta uno dei punti cruciali del testo aristotelico, in quanto presenta quello che è considerato il “problema per eccellenza“ della sua interpretazione: l’esistenza e la funzione della sostanza sovrasensibile. Il mio lavoro verte sull’individuazione e la spiegazione delle caratteristiche del primo principio e su come esso effettivamente possa dare movimento al primo cielo e conseguentemente a tutti i successivi.
Prima di delineare le caratteristiche e la funzione del primo motore mi sono soffermata su alcuni filosofi presocratici come gli atomisti Leucippo e Democrito e successivamente su Platone. I primi con l’eterno movimento degli atomi nel vuoto, il secondo con l’anima del mondo descritta nel Timeo, sembrano riconoscere l’eternità del movimento ma non spiegarlo correttamente. Ho successivamente, seguendo il testo aristotelico, analizzato le caratteristiche che il primo motore deve necessariamente avere. Dopo aver definito le caratteristiche del medesimo, Aristotele descrive come questo principio primo possa provocare movimento. Da qui il dibattito, ancora oggi aperto, tra l’interpretazione tradizionale, che riconosce esclusivamente la causa finale del motore come “oggetto d’amore e di desiderio” a cui tutto tende, e un’interpretazione alternativa che ne riconosce la causa efficiente.
Per la prima interpretazione mi sono soffermata su Alessandro di Afrodisia, il primo ad affrontare il problema e ad attribuire al motore una causalità esclusivamente finale. Ho quindi preso in considerazione le interpretazioni moderne di David Ross, che riprende l’interpretazione classica di Alessandro, di Carlo Natali, che riconosce nel primo principio una funzione causale con scopo finale discostandosi tuttavia dal modello d’imitazione platonico, e quella di David Sedley, che opera un confronto specifico tra la teleologia platonica e quella aristotelica.
Per l’interpretazione più recente ho esaminato la posizione di Carlo Giacon, Sarah Broadie ed Enrico Berti. Secondo questa interpretazione la ragione per la quale il primo motore agisce non può che essere esso medesimo, vale a dire l’atto del suo vivere che è piacere; il movimento che produce è dunque “noetico”. La causa efficiente inoltre, come sostenuto con grande chiarezza da Berti, non sembra implicare il concetto di creazione, per cui il motore non “crea” l’universo aristotelico, che in questo senso è sempre esistito, ma lo muove eternamente. Esso muove in quanto principio motore ed efficiente,ed in quanto “attività” e vita: dunque è causa finale verso se stesso e causa efficiente verso il primo cielo.
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Informazioni tesi
Autore: | Serena Trivelloni |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Francesco Fronterotta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 50 |
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