La Cattedrale di San Sabino a Canosa. Documenti e manufatti superstiti di Età Moderna
La Cattedrale di San Sabino, passata attraverso terremoti e saccheggi, ha dovuto subire anche tutte quelle trasformazioni che, in ogni epoca, l’uomo le ha imposto, tanto all’interno quanto all’esterno di essa.
A ben considerare, in oltre mille anni di storia, dal VIII sec. fino agli ultimi interventi d’inizio ‘900, la Cattedrale di Canosa non ha visto secolo che non abbia cambiato e trasformato qualcosa di essa. Di ogni epoca restano tracce confuse, sovrapposte le une alle altre, la cui lettura risulta difficile e deve essere condotta con molta attenzione.
La sistematica ricerca di restauri e rifacimenti parziali, ora del presbiterio, ora della cripta, ora di quella cappella, ora di quel manufatto, insieme ai pregiudizi che hanno accompagnato il barocco dall’ottocento fino a non molti anni fa e la diffusione delle teorie per il “ritorno al romanico”, hanno determinato la quasi totale cancellazione delle testimonianze di un periodo di grande spessore artistico e religioso. Così del vento barocco che ha spirato suCanosa sono rimaste poche tracce e ancor meno documenti.
Eppure, al di là dei problemi economici e di costume, al di là dei Principi e dei prevosti che l’hanno governata, la facies barocca della Cattedrale di Canosa non poteva essere tanto diversa da quella che le chiese di Andria e di Barletta hanno conservato. Il XVII secolo in Puglia ha visto fiorire meravigliose ed affascinanti decorazioni all’interno delle chiese principali, ha visto il passaggio dalla Capitanata al Salento dei più grandi artisti di ogni provenienza, ha visto la ricchezza delle grandi famiglie nobiliari spendersi per marmi, stucchi, pietre preziose e lavorazioni d’eccezione in tutti i paesi: perché Canosa non avrebbe dovuto avere pari destino?
L’ex altare maggiore nella cattedrale, per qualità dei marmi e per la resa stilistica, è una pregevole opera dal punto di vista tecnico ed artistico a cui si aggiungono le sculture dei due putti che testimoniano la presenza a Canosa di un artista con capacità scultoree notevoli; l’ex altare della cripta di San Sabino è altrettanto pregevole per qualità, per tecnica e per stile, tanto da risultare quasi gemello (ad eccezione della cona) all’altare della sacrestia di Santa Maria della Stella a Napoli. Ambedue sono riconducibili a modelli di artisti noti e celebrati, ambedue si distinguono per la raffinatezza delle decorazioni e per una linearità essenziale ma non rigorosa, ambedue meritano di essere guardati con maggiore attenzione.
Soprattutto bisogna guardare ad essi come testimonianza locale di un periodo straordinario e senza eguali, che in tutta Italia ha visto la nascita di opere magnifiche, risplendenti di materiali preziosi, di architetture ardite, di dipinti e di sculture così emozionanti che solo un’irripetibile (e mai ripetuta) combinazione di genialità, di capacità tecnica e di spiritualità poteva originare.
Ed il barocco è stato tutto questo.
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Informazioni tesi
Autore: | Dario Di Nunno |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze dei beni culturali |
Relatore: | Luciana Cusmano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 117 |
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