Il triplice valore dell'introiezione. Identità, relazione e responsabilità

Introduzione Il problema del rapporto fra cibo e uomo è incontestabilmente uno dei problemi più urgenti dell’attuale momento storico, caratterizzato dalla fine del sogno di una crescita infinita, dalla presa di coscienza dei limiti delle risorse a noi disponibili e dalla fragilità dell’ecosistema in cui viviamo. Avendo avuto la fortuna di frequentare il corso del Prof. Borghini, mi è stato possibile approfondire in ambito filosofico questo tema, tanto appassionante quanto improrogabile. Da quel momento è sorto in me il desiderio di unire le conoscenze acquisite in questi tre anni di studio della filosofia alla novità e all’urgenza della questione cibo/uomo, da qui l’idea di dedicarvi l’elaborato finale, l’emblema del lascito a me stessa di questi anni di studio teorico che sfociano in filosofia applicata. Nella tesi si procederà analizzando tre aspetti principali che sono originati dall’azione dell’introiettare cibo-realtà: Nel primo capitolo verrà analizzata l’acquisizione identitaria e il sistema valoriale che l’azione dell’introiezione del cibo-realtà scaturisce all’interno dell’individuo. Nel secondo capitolo l’analisi si sposterà sulla relazione che l’introiezione del cibo- realtà pone fra l’individuo e il mondo esterno. Infine l’ultimo capitolo approfondirà la trasformazione del mondo esterno generata dalla domanda che l’individuo, cibandosi, crea. E’ bene iniziare provando a definire quel che, in queste pagine, si intende per concetto di fame. Una prima plausibile definizione è quella della fame come condizione complessa di stati neuro-fisici, dove alcuni di questi stati sono indipendenti dalla nostra volizione: ad esempio quando siamo affamati e siamo ancora nell’utero. Non possiamo dire che essere affamati sia solo un meccanismo corporeo automatico, come potrebbe esserlo il lavoro svolto dai polmoni: io posso controllare la mia fame, posso educarla e posso resisterle. In questo senso la mia 5