Il disallineamento ideologico e l'influenza sulle strategie comunicative nella competizione elettorale - L'evoluzione dal PCI al PD attraverso i discorsi dei Leader.
Durante gli ultimi decenni nelle società contemporanee, soprattutto quelle delle democrazie avanzate, hanno avuto luogo progressive trasformazioni che hanno interessato trasversalmente ogni ambito della vita sociale, economica e politica. In particolare, i processi di modernizzazione e di secolarizzazione, hanno contribuito a far emergere quello che gli studiosi identificano col nome di "disallineamento". Un insieme complesso di dinamiche che hanno prodotto nella società l'allentamento (e spesso addirittura la recisione) dei vincoli e dei legami di appartenenza fondati meramente su elementi tradizionali o ideologici.
Di fatto, il disallineamento segna la crisi irreversibile del cosiddetto "voto d'appartenenza" e fa sì che le scelte di voto dei singoli individui non siano più determinate in maniera meccanicistica dalle loyalties di natura ideologica, ma si formino attraverso il ricorso a una varietà di fattori differenti, per la maggior parte di carattere personale.
Da un lato questa trasformazione ha rappresentato un’opportunità per quei partiti privi di un ampio sostegno proveniente da gruppi sociali specifici; dall’altro, i partiti tradizionalmente legati a clientele particolari si sono trovati di fronte ad un restringimento del loro naturale bacino di consensi. E spesso proprio questa condizione ha rappresentato uno stimolo per le organizzazioni politiche, costrette ad uscir fuori dai loro bacini elettorali tradizionali.
In merito ai fattori causali del fenomeno del disallineamento ideologico, la teoria della "mobilitazione cognitiva" offre un'interpretazione interessante. Secondo Dalton, questa dinamica di mobilitazione comporta che un numero crescente di cittadini, oggi, possiedano risorse politiche e competenze che meglio li preparano a interagire con la complessità della politica e ad elaborare le proprie decisioni senza far leva sull’influenza “affettiva” delle prescrizioni di partito o di altri fattori esterni.
Parallelamente, la maggior parte degli studiosi è concorde nell’affermare che, nelle democrazie occidentali, relativamente agli ultimi decenni, si riscontra un netto assottigliamento della fetta di popolazione che si identifica con un partito politico preciso, sancendo il declino dell’idea di “identificazione partitica”.Questo concetto aveva a lungo rappresentato una spiegazione del modo in cui il cittadino medio gestiva la complessità della politica democratica.
Una vasta sfilza di prove empiriche e statistiche attesta l’urgenza e la portata del disallineamento a livello politico-elettorale.
Indubbiamente, verrà messo in crisi il modello tradizionale di competizione tra partiti, costruito su livelli di identificazione di partito e di appartenenza ideologica decisamente superiore rispetto a quelli attuali.
Anthony Downs si concentra sull’applicazione del modello economico di Hotelling, al campo politico: così nasce il famoso “Teorema dell’elettore mediano”.
Molti studi successivi, confutano però la tesi della “convergenza” prevista dal teorema di Downs, dimostrandone la mancata rispondenza alla realtà empirica dei diversi contesti nazionali. Questa smentita, si deve soprattutto alle precondizioni che lo stesso Downs aveva posto a fondamento della sua teoria e che, anche a causa del fenomeno del disallineamento, risultano difficilmente esaudibili nella maggior parte delle democrazie moderne.
Per superare questa sorta di impasse, è utile leggere il modello competitivo proposto da Hotelling e poi da Downs alla luce delle trasformazioni degli scenari elettorali e delle dinamiche di de-ideologizzazione delle società contemporanee.
Con questo intento, è Donald Stokes ad introdurre il concetto di “fattori non posizionali” e mostrarne l’importanza e l’utilità in un contesto così diverso rispetto al passato.
Stokes parla di “valence issues”, temi capaci di spostare il focus della competizione per il consenso dall’asse del “cosa” all’asse del “chi”. In altri termini, durante le campagne elettorali (ma non solo), emerge la tendenza ad utilizzare tematiche sempre meno legate a fattori ideologici o partigiani, dunque “posizionali”; piuttosto, gli attori politici cercano di proporre tematiche di interesse collettivo, che potremmo definire anche come issue “imperative”, proprio per la loro capacità di unire l’elettorato, anziché dividerlo sulla base dei cleavages abituali di matrice rokkaniana.
Pertanto, in questo modo, il conflitto non si gioca più sul campo delle differenti opzioni di policy, bensì sul terreno delle capacità dei competitor politici di farsi garanti o risolutori di quella determinata tematica imperativa.
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Informazioni tesi
Autore: | Jacopo Teodori |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scinze di Governo e della Comunicazione Pubblica |
Relatore: | Michele Sorice |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 169 |
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