Trouble Every Day: "Tous Cannibales", la voracità da tabù ad arte, dall'arte alla società
I tabù sono catalizzatori di fascino, dall’incesto al cannibalismo, in quanto divieti fondamentali su cui si fonda l’ordine sociale: essi sprigionano il loro potenziale nella loro stessa trasgressione. In verità i principi totemaici si prescrivono alle popolazioni primitive, poiché ipoteticamente una società evoluta si fonda su leggi, non su limitazioni morali. Eppure in realtà ci sono tabù ovunque. Il cannibalismo è tra questi, proibito a tal punto che Freud asserisce che esso è bandito anche dai sogni. Secondo la storica dell’arte Jeanette Zwingenberger il nostro tempo ne segnerebbe il ritorno in modo manifesto. La mia intenzione, come quella del percorso espositivo preso in oggetto, è stata quella di concentrare il discorso sul cannibalismo, quale prisma di riflessione dei processi di identificazione del singolo individuo, come della collettività. Seguendo le file della mostra, ho cercato di approfondire la questione da una prospettiva antropologica ed estetica, di cui il cannibalismo rappresenta il sintomo e l’allegoria della nostra società. Effettivamente Tous Cannibales dice abbastanza sul mondo di oggi, anche se si tratta di una dimensione quotidiana ma innominabile e non menzionata.
Pur riconoscendo il grande merito della curatrice e la portata innovativa di un tale progetto, manifesto insoddisfazione per la scelta delle opere: molte altre potevano essere incluse, molte potevano esserne escluse. Inoltre, seppur vero che la scelta di un percorso tematico svolto in ambito artistico-sociale porta ad un filone cronologico, trovo inutile il delinearsi di una parte documentaria dei primi esploratori delle Americhe, quando per testimoniare i fatti di un reale cannibalismo bastava citare gli efferati casi di cronaca degli ultimi decenni: posta in questi termini, credo, avrebbe dato anche maggior risalto alle intenzioni sociologiche alla base di Tous Cannibales. Ciò avrebbe avuto anche maggior senso nel motivare un Cannibalismo Moderno, figurato e a volte letterale, in opposizione alla comune nozione, che perpetra stereotipi di inciviltà. Da semplice spettatrice, non trovo pertanto che la mostra sia stata ben definita nel suo raccontare il cannibalismo. Le stesse risposte date dalla Zwingenberger nell’intervista rilasciatami non riescono ad affievolire i miei dubbi a riguardo.
Nonostante queste mie personali osservazioni, ritengo davvero rivoluzionale l’idea di partenza, poiché apertura su uno scorcio che l’umanità ancora stentava ad attestare. Gli artisti, “sismografi del nostro tempo” (come definiti da Jeanette Zwingenberger), hanno una nuova sfida da affrontare: ritorna la loro funzione sociale di vate. Ciò avviene sulla considerazione che già con gli anni ’80 e ’90 sono ritornate e si sono trasformate le poetiche sulla corporeità: non più lavori sull’immaterialità, la traccia, la memoria, ma un ritorno al corpo, alla carne, a quella primordialità che l’estetica recessionale ora riporta in auge. Allora la mostruosità e l’eccesso che moltiplicano non il corpo ma i suoi effetti, a partire da un punto di vista radicato nel contemporaneo. Tous Cannibales, per volontà della sua curatrice, usa il bon ton di un ritratto provocatorio, grottesco, ma mai eccessivamente feroce, rinunciando al puro sensazionalismo, affrontando il tema con un’ottica quasi scientifica. E ci si deve affrettare a consumare la “pietanza ancora calda” - ironizzando sulla questione – prima che il cannibalismo, sdoganato, diventi una moda: basti pensare al successo riscosso da Lady Gaga, che, indossando il vestito di carne, ha designato il successo di massa, destino diverso da quello designato per l’opera di Jana Sterbak. Se in tempo di crisi si ostenta l’esagerazione per richiamare attenzione e clamore, a La Maison Rouge è bastata l’innovatività di una riflessione esistenziale apportata al primo decennio degli anni 2000 per ottenere il successo europeo di pubblico e critica, pur sottolineando la scarsa risonanza dell’evento in Italia.
In conclusione si può affermare che "Tous Cannibales" rappresenta la nostra fame dell’altro sviscerata, palesata, sotto accusa. “Do’ per certo che se squartassi un tizio, arriverei a conoscerlo come nessun altro, perché avrei la sostanza di cui è fatto nelle mani, in bocca, ovunque.” – Dennis Cooper.
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Informazioni tesi
Autore: | Rossella Della Vecchia |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Storia dell'arte |
Relatore: | Carla Subrizi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 125 |
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