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INTRODUZIONE
Il mio lavoro ha come obiettivo quello di approfondire, a tt ra v e rso un’ a na li si socio -
artistica, i risvolt i de ll ’a ntropof a g ia ne ll a socie tà contemporanea, quale riflesso di
costume di un’ insaz iabile voracità c he o g nu no di noi rise rva a ll ’ Altro. Ispirata a
Claude Lévi S tra uss, ne l l’e ra d e ll a c lonaz ione, d e i tra pianti, de ll a c hirur g ia pl a sti c a e delle vite parallele virtualmente costruite, na sc e l’idea di Tous C a nnib a les , allestita
presso La Maison Rouge. Gli appetiti esistenziali e sociali sono appunto
paradossalmente attuali, trovando manifestazione tematica in campo figurativo,
letterario e cinematografico. Il successo europeo della mostra Tous Cannibales, curata
da Jeannette Zwingenberger, è la conferma di questa nuova tendenza: tra tabù e
preconcetto, tra sacro e profano, tra civiltà e stato primitivo, tra il rituale e il simbolico.
Tra tutti i costumi delle popolazioni umane, l’a ntropofagia è quello che ha
maggiormente destato, a più riprese, l ’inte re s se e l a c u riosit à , soprattutto degli
Occidentali, che da sempre hanno vissuto la questione come amena, poiché ritenuta
violenza atavica, pura brutalità e inciviltà. D iven tata un’ ossessio ne da voyeur latenti,
che si dipanano tra l e tt ur e e film de ll ’or ror e , ne ll ’ e ra d e ll e sa g h e su va mpi r i, li c antropi e
zombi, l’idea espositiva in oggetto si colloca sulla scia di un film d’ a uto re d e l 2001 ,
Trouble every day, alias Cannibal love o Mangiata viva. Il titolo della mia tesi è
appunto una citazione del film di Claire Denis, che offre uno sguardo cannibalico, al di
là della stessa carne: libido famelica c he tra sfor m a e log or a l’a nim o, fa g oc it a ndo il lato oscuro e la ferinità che giace spesso sopita in noi.
I l man g i a re da pa rte d e ll ’uomo i pr opri sim il i è da se mpre vist o da ll ’opinione pubbli c a come un atto raccapricciante e disumano, una degenerazione del comportamento.
Eppure il tema è noto anche per i casi di cronaca nera degli ultimi anni
1
, in cui è stata
sti lata una folta li sta di a ssassini , pe r i qua li si è a vuta a nc he l’imp utaz ione di c onsum o
1
Non va dimenticato l’episodio non criminale, che ha comunque scosso gli animi, della caduta sulle
Ande di un aereo con a bordo una squadra di Rugby, i cui sopravvissuti si sono nutriti dei cadaveri dei
propri compagni per garantirsi la sopravvivenza fino all’arrivo dei soccorsi. L’accaduto ha ispirato nel
1993 il film Alive – Sopravvissuti di Frank Marshall.
7
di carne umana: Anna Zimmerman; la meno nota ma non meno efferata Leonarda
Cianciulli; Jeffrey Dahmer, detto il mostro di Milwaukee; Andrej Romanovic Chikatilo,
detto il Macellaio di Rostov
2
; Issei Sagawa
3
, ed altri ancora.
A ll ’a tt e nz ione de i media l’a r g omento si è im post o pe r l a vicenda politica che ha creato
un caso diplomatico, data la frase poco lungimirante de ll ’ex Premier Silvio Berlusconi
sui “ ba mbi ni cine si boll it i per c onc im a re i c a mpi ” . Ci ò ha a li menta t o le insinuazioni del
topos sui “ c omuni sti ma ng iatori di ba mbi ni”, pur essendovi a riguardo reali riscontri tra
passato (Libro nero del Comunismo) e attualità, come trapelato dalle barriere di
informazione della Cina, anche grazie al successo riscosso dalla performance Eating
people di Zhu Yu. Vi è poi una fitta costruzione tra storia e mito, che documenta rituali
e abitudini antropofagiche di popolazioni di zone remote, stereotipandone i costumi con
il preconcetto di primitivismo: proprio gli studi in ambito antropologico hanno
dimostrato e chiarito in modo definitivo che gli antropofagi non appartengono a
popolaz ioni c osidd e tt e “ pr im it ive” , be nsì i cannibali di oggi sono dotati di una cultura
sorprendentemente elevata. Incomprensibilmente il pregiudizio rimane, come si evince
dallo stesso termine in uso “ cannibalismo ” , c he deriva dalla parola canniba, riportata
per la prima volta in Occidente da Cristoforo Colombo. Con questo termine gli amerindi
de ll e P icc ole Antil le de si g na v a no c e rt e popolaz io ni de dit e a ll ’a ntropo fagia, denominate
appunto Cannibi o Caribi. D’ a lt ronde il cannibalismo è stato poi strumentalizzato anche
per giustificare il Colonialismo, come necessità ed estensione del la “ poli ti c a de ll a c ivi li z z a z ione”.
Tor na ndo a ll ’a mbi to a rt ist ico, le estetiche cannibali introducono topiche analisi di
stampo pulp o gore. A riguardo vengono rivalutate argomentazioni che hanno radici
ne g li a nni ’70, sul disa gio re lativo a lle mutazioni dei rapporti nel contesto evolutivo
de ll ’uma nit à: l’e ti c a e il gusto cannibalesco sono la patente dimostrazione del Progresso
2
Il Macellaio di Rostov è stato nel 2004 il soggetto del film Evilenko di David Grieco, il cui ruolo da
protagonista è stato affidato all’interpretazione magistrale di Malcolm McDowell.
3
Issei Sagawa è lo studente giapponese che nel 1981 uccise e divorò alcune parti del cadavere
dell’amica olandese Renée Hartevelt, divenendo poi una celebrità in Giappone per aver fatto pubblicare
un libro sull’accaduto.
8
in tutta la sua trivialità e degenerazione, in quanto emblema del dramma e dello
struggimento che aleggia fantasmagoricamente nel Postmoderno.
Ne ll o svol g e re l’ a r g om e nto ho tenuto c onto d i a lcuni a spetti c he se c ondo la mi a opinione andavano analizzati per la giusta riuscita della mia perorazione e che di seguito
vado a presentare:
- il primo capitolo corrisponde ad una sintetica proposta sulla mostruosità e il
cannibalismo in mostra precedentemente e contemporaneamente a Tous
Cannibales o Allen Kannibalen, di cui vengono sondati gli aspetti più
significativi;
- il secondo capitolo propone “uno sguardo al femminile ”, per la cospicua
presenza di artiste donne all’interno del percorso espositivo, voluta dalla stessa
curatrice, Jeanette Zwingenberger, con il preciso intento di smorzare i toni gore
associabili al tema;
- nel terzo ho stilato una lista di artisti che, a mio modesto avviso, sono stati i
“ gr a ndi a ssenti ” di Tous Cannibales, apportando un confronto c on l’int e rvista
fatta alla curatrice;
- nel quarto sottolineo la preminenza del pensiero di Claude Lévi Strauss,
proposto per introdurre alla mostra, approfondendo la questione attraverso
l’int e rvista c he ho a vuto il piac e re di fa r e a ll a c ur a trice (presente per intero in
Appendice) e non sottovalutando la pregnanza sia del pensiero lacaniano nella
scelta al femminile sia degli altri contesti letterari e scientifici, che hanno
contribuito alla totemizzazione del tema;
- nel quinto capitolo, il conclusivo, si tirano le somme, indagando sul contesto
socia le, tr a lasc iando pe r un po’ l’a mbi to pr e tt a mente a rtist ico, c ome si e vince già dal quarto capitolo, in cui si attua la transizione, annettendo la spiegazione
del titolo della tesi in correlazione al film di Claire Denis.
9
“ Dise g na ta, sc olpi ta opp ur e filmata la most ruosit à c onti nua a d a ff a s c inar e in qua nt o rappresentazione di paure primordiali che non riusciamo a controllare ”
4
.
4
Danilo Panicali, Splatter: sistema e forme di un genere nella storia della cinematografia italiana, Tesi
sostenuta presso l’Università degli Studi di Teramo in Scienze della Comunicazione, anno accademico
2002-2003.
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Cap 1. Tout en court
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1.1. PRECEDENTEMENTE E CONTEMPORANEAMENTE
I l c a nnibalis mo è uno de i tabù fonda menta li de ll ’ umanità : pensiero a tal punto proibito
da non apparire neanche nei sogni, come affermato da Freud. Eppure esso è insito nella
realtà del mondo. Noto fin dalle documentazioni dei primi esploratori delle Americhe,
nel 1928 il cannibalismo è stato ogg e tt o d’ a r g o menta z ione de l poeta brasiliano Josè
Oswald de Andrade (1890 – 1954), che figura tra i fondatori del Modernismo in Brasile
con la pubblicazione di Manifesto Cannibale. Il cannibalismo viene qui sfruttato dal
poeta come unico elemento di coesione del popolo brasiliano, minacciato dalla
dominazione culturale postcoloniale europea. “ Av e va mo l a g iust iz ia, c odific a z ione de ll a vendetta. La scienza, codificazione della Magia. Antropofagia. La trasformazione
pe rma ne nte de l Ta bù in tot e m. [ … ] Ho c hiesto a d un uomo c os’e ra il Diritt o. Mi ha rispost o c he e ra la ga r a nz ia de ll ’e se rc iz io de ll a possi bil it à . Que st’uomo si c hiama va Ga ll i Matia s. Me lo sono mang i a to. [ …] C ontro l a ve rità de i popoli mi ssi ona ri, de finita c on la sa g a c it à di un a ntr opofa g o [ …] Ma non e ra no c roc iati que ll i c he v e nne ro. Er a no
fuggiaschi di una civiltà che stiamo mangiando, perché siamo forti e vendicativi come il
Jabuti
5
. [ … ] P rima c he i P or tog he si sc oprisse ro il B ra sil e , il B ra sil e a ve v a sc op erto la
felicità. [ …] S olo l ’a ntropof a g i a c i unisce . S oc ialmente . Ec o nomi c a mente .
Filosoficamente. Sola legge del mondo. Espressione mascherata di tutti gli
individualismi, di tutti i collettivismi. Di tutte le religioni. Di tutti i trattati di pace. ”
6
. Il
poeta celebra per tanto il popolo Tupi, la cui fama di cannibalismo è stata perpetrata fin
da ll ’e poc a de ll e pr im e esplorazioni : “ Tup y or no t Tup y , that is the que sti on.”
7
. Questo
approccio è stato riaffermato in ambito espositivo nel corso della ventiquattresima
Biennale di o au lo del 1998. Da questi esempi si evince come, prima del grande
5
Jabuti (dal Tupi Yabuti): testuggine. È l’eroe delle favole indigene del nord del Brasile, che ha
caratteristiche simili a quelle della volpe delle favole europee: non particolarmente violento riesce a
sconfiggere animali più forti di lui per la sua forza vendicativa, l’astuzia e l’abilità nel parlare.
6
(A cura di) Ettore Finazzi-Agrò, Maria Caterina Pincherle, La cultura cannibale-Oswald de Andrade: da
Pao – Brasil al manifesto antropofago, Meltemi editrice, Roma, 1999.
7
Ibidem.
12
trionfo a La Maison Rouge, il tema della mostruosità e del cannibalismo fosse già stato
introdotto in diversi contesti.
Anche in Italia vi sono stati diversi fenomeni artistici legati a questo tema. Nello stesso
anno della ienn ale di o aulo , Milano è stata il teatro di una mostra multimediale
or ga niz z a ta ne ll ’a mbi to di Trattocontinuo IV: intitolata Estetiche Cannibali.
L ’esposizione in versione noir, riuniva opere di artisti internazionali del calibro di
Da mi e n Hirst, J ohn Amlede r, J e a nne Dunning , S a m S a more e d a lt ri, sott o l’e g ida de l
critico e gallerista Massimo De Carlo. Tenutasi presso il Palazzo della Triennale, aperta
dal 23 giugno al 12 luglio, Estetiche Cannibali prevedeva una sezione dedicata al tema,
realizzata a partire da un concorso nazional e pe r g r a fic i. Un’ a lt r a sezione proponeva
l’argomento in quanto oggetto di pubblicità e moda. La sezione dedicata al cinema
ospitava le proiezioni di video di Murakami, Linch e Woo, tra gli altri. Infine vi era uno
spazio di interazione con il pubblico, in cui la presenza di una fotocopiatrice invitava il
fruitore a scegliere una pagina, a fotocopiarla e appenderla al muro, appropriandosi, o
meg li o c a nnib a li z z a ndo, “ la truc ulenz a pa ti na t a de ll a c ivi lt à de ll ’imm a g ine ”
8
. Il
percorso veniva g uidato da ll ’installaz i one sonora di Mario Airò, con lo sfondo vocale di
Enr ico Ghe z z i, lettore pe r l’oc c a sione di brani letterari sul tema: voci e suoni
provenienti da una fonte non precisata e una visione negata degli elementi, poiché non
nitidi, rendevano la cannibalizzazione dei sensi, ormai preda di un totale
disorientamento. L ’ a r gomenta z ione delle Estetiche Cannibali è stata proposta dagli
organizzatori come analisi dedicata “ a que l g u sto sott e rr a ne o c he trov a le pr oprie ispirazioni principali nelle pieghe del delitto, nel colore del sangue, nelle ombre della
notte, nella figura del serial killer, nei ritmi ossessivi della musica techno, nelle relazioni
più pervers e , n e i c or pi lac e r a ti ”
9
, insita nel quotidiano in qua nto ogg e tt o de ll ’ attualità
mediatica. L ’osse rva z ione precipua di Estetiche Cannibali porta ad affermare che
“sicuramente si tratta di un binomio particolare, in quanto la prima parola rimanda al
be ll o, a ll ’a rte , mentr e la s e c onda a ll ’a ntropolo g ia, dunque a d im ma g ini c ru de li , viol e nte,
8
(A cura di) Daniele Pittéri, Christoph Radl, Estetiche cannibali, Liguori Editore, Milano, 1998, intervento
di Giovanna Carboni.
9
Ibidem.
13
orride. Ma è proprio questa coppia bellezza/morte che sembra trasparire da molte
immagini pubblicitarie. Modelle esilissime con gli occhi sottolineati da un pesante
trucco nero, figure che ricordano corpi consunti dalla malattia, volti di morte con tanto
di collare di gesso e bava alla bocca, veli funerei, pallori innaturali, visi proiettati da
futur ist ici mondi spaz iali ”
10
.
La mostruosità e la derivante paura, cercata e subita , re nd e manif e s ta l’e sigenz a inconscia di esser spaventati: morb osa a tt ra z ione pe r il “ diver so ” , ricettacolo delle zone
d’ ombra , estrema configurazione della tenebra caotica che popola il quotidiano. Questo
è il liet motiv della mostra Il Bello e le Bestie – Metamorfosi, artifici e ibridi dal mito
all ’imm aginar io sc ienti fi c o presentata al Mart – Museo d’ Ar te Moder na e Contemporanea di Trento e Rovereto - da ll ’11 d icembre 2004 a ll ’8 magg io 2005. L ’ a ll e sti mento di Lea Vergine e Giorgio Verzotti, con la direzione progettuale di
Gabriella Belli, indaga tale controversa estetica dalla mitologia classica alle
manipolaz ioni de ll ’e tà c ontempor a ne a , con le immagini proposte di ibridi tra umano e
animale, spirituale e carnale, come metafora della realtà: ecco spiegata la presenza di
centauri, sirene, fauni, sfingi, arpie, apparizioni da incubo tratte dalla cultura occidentale
tra passato, presente e futuro. Le citazioni vanno dai bestiari medievali, in cui figure
mostruose venivano usate per ammonire e ini bire a l “pe c c a to ” , fino al Rinascimento con
le sue mirabilia; dal l’Ottoc e nto e le sue e sposi z ioni sui “ ti pi” umani fino al Circo
Vittoriano e i suoi F re a k’ s show si propone una commistione di curiosità e aberrazioni.
Metamorfosi della storia, generatrici di inquietudine, tali immagini porgono
a ll ’a tt e nz ione de l pubbli c o la ne c e ssi tà di soll e va re il ve lo de l tabù, t r a il tac iut o e l’inen a rr a bile.
In occasione della 10° edizione di Arte da Mangiare
11
, nel maggio 2005 a Milano, in
c onc omi tanz a c on la F ier a d’ Ar t e M I ART, sono stati pr opost i qua tt r o g iorni pe r “ ve de r e , toc c a r e e g ust a r e ” l’a rte . I l t e ma è stato Nutrizione ad arte (Il Cannibalismo)
espresso tramite installazioni, performance e degustazioni che hanno contribuito ad
10
Ibidem, intervento di Francesca Pinti.
11
Come già a Parigi nel 2002, presso il Museo Jeu de Paume oltre a 10 banchetti era stata allestita al
primo piano una retrospettiva quale legame dei banchetti parigini con la Eat Art.
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arricchire un inconsueto menù, che è stato servito a ll ’inte rno de ll e numer ose re a lt à culturali del territorio, tr a c ui il P a laz z o de ll ’A rte e il C a stello S for z e sc o. Fra gli artisti
presenti Athos Collura, Fiorella Corsi, Stefania Dameri, Marco Predoni, Luca Rendina,
Giuseppe Rubicco, Valeria Viviani, Monika Wolf, Giacomo Filippini, Marcella Fiore e
Maria Luisa Imperiali. Come ogni anno gli artisti hanno interpretato in modo originale e
anticonformista un utensile appartenente al mondo del cibo: in questa occasione si è
pensato al coltello. Infine l ’A rte da c onsum a r e è passata anche attraverso la proposta di
un’op e ra r e a li z z a ta c on mate ria le c omm estibile, che gli artisti hanno distribuito al
pubblico, diventato così protagonista d e ll ’a c m e a rtisi ti c a . Un gesto simbolico per
de li ne a re l ’A rte qu a le ulteriore elemento soggetto alla legge della consumazione.
Maria Luisa Imperiali, Cannibalismo, 2005
Sempre a Milano, il 7 Novembre 2007 presso Artandgallery, è stato inaugurato Mondo
Babonzo: Museo delle creature immaginarie, mostra itinerante con intanti benefici, nata
da un’ide a di S tef a no B e nni, F ra n c e sc o Altan e P ier o P e rotti pe r Amref Italia . L ’e v e nto consisteva in un percorso educativo concepito per i più piccoli, chiamati a realizzare
creature immaginarie, con didascalie di approfondimento. Sono state così esposte le
straordinarie creature visionarie, realizzate in gommapiuma da Pietro Perotti: il Gallo da
smog, che ha il collo lungo tre metri e fa chicchiricchì solo dove l'aria è più pura; il
Pesce bastoncino, che ama le acque fredde, anzi surgelate; e poi il Pappagatto, il
Futurcane, il Topo Cagone, la Mac Muck e tanti altri ancora.
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In questi giorni a Roma si sta tenendo un evento apripista in Italia: l’a ll e sti mento presso
gli spazi delle Officine Farneto di una mostra da record (33 milioni di visitatori), Body
Worlds - Il vero mondo del corpo umano del l’anatomopatologo Gunther Von Hagens
che dal 14 settembre 2011 è stata attualmente prorogata, per il successo ottenuto, fino
al 31 marzo 2012. L o sp e tt a c olo de ll ’a na tom ia viene post o, pe r la pr im a v olt a , sott o g li occhi di tutti. Per mezzo della tecnica della plastinazione, brevettata dallo stesso Von
Hagens, è stata resa possibile la conservazione dei tessuti e degli organi, sostituendo ai
liquidi corporei polimeri di silicone: ciò permette di far ammirare circa 200 autentici
campioni di corpo umano. L ’e ve nto inconsu e to, c he ha to c c a to 60 c it tà a l mondo, ve de l’e sposi z ione a nc he di 2 0 corpi interi. Questi cadaveri - sculture ci appaiono privati
della pelle, con muscoli in evidenza , tra l a fa s c ina z ione, il plauso e spesso l’or ror e de g li spettatori. Gunther Von Hagens si definisce un artista . E c ’è g i à c hi si divide
sull ’a pporto de ll e sue sculture umane: installazioni tra vita e morte che aprono la
diatriba tra etica ed estetica.
Gunther Von Hagens,Body Worlds – Il vero mondo del corpo umano,
14 settembre 2011 – 31 marzo 2012, Roma
“La morte è un fa tt o norma le, è pa rte de ll a vit a . E’ la vit a a d e sser e e c c e z ionale !” , c ome affermato dallo stesso Von Hages.