Il carattere dei protagonisti delle Storie di Tucidide
Tucidide sottolinea l’influenza del carattere morale ed intellettuale dei singoli individui
Anche la personalità, l’intelligenza e il carattere morale di singoli leader gioca, secondo Bagby, un ruolo fondamentale nelle Storie:
− Fu un conflitto tra personalità a portare Sparta ad abbandonare la leadership dopo le guerre persiane, in favore di Atene. Tale decisione, infatti, scaturì dalla personalità del comandante in capo, Pausania, il cui stile imperialistico rese tanto impopolare Sparta agli occhi degli altri Greci, da spingerli a preferire Atene come loro capo.
− Leader ateniesi, quali Temistocle e Pericle giocarono un ruolo fondamentale nel foggiare la condotta ateniese in guerra, nonché la costruzione dell’impero. Secondo Tucidide, il potere di Pericle derivava dalla convinzione del popolo che lo vedeva come un uomo dal raro carattere altruista, per cui si preoccupava soprattutto per il bene pubblico. Egli fu in grado di convincerli ad andare in guerra e a forgiare lo sforzo bellico per precisi fini. Dopo Pericle, la competizione tra rivali rovinò la politica ateniese, tanto che la personalità dei leader divennero strumentali per la vittoria o la sconfitta di Atene (II.65). I successori di Pericle sono descritti come ambiziosi ed auto-interessati, contrariamente alla figura di Pericle, patriota ed altruista. Fu proprio questa differenza caratteriale che, secondo Tucidide, causò il declino e la sconfitta ateniese.
Il successivo declino di Atene e soprattutto delle figure di leader al suo interno passa attraverso personaggi, come Diodoto, che nel dibattito su Mitilene afferma di dover mentire e attaccare i suoi oppositori per apparire sincero; Alcibiade, che abbandona Atene in seguito ad accuse personali nel momento in cui il suo intuito militare era più necessario che mai; Nicia, che nella campagna in Sicilia sembra completamente paralizzato dal suo timore di essere giudicato dagli Ateniesi.
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Non furono le capacità di Atene a portarla alla rovina, ma la sua leadership.
Analizzando attentamente le Storie, però, ci si accorge di come, in realtà, il peso del leader sia in generale modesto, perché non determina gli eventi decisivi; casomai, il leader sa plasmare delle situazioni, che sono già indirizzate in una certa direzione che, probabilmente, sarebbe rimasta la stessa anche in assenza di quelle specifiche personalità.
Tucidide mette spesso in evidenza il contesto prima, e solo in secondo luogo pone il ruolo del capo. È una sorta di regola generale, confermata da più episodi:
− Cleone gioca un ruolo molto importante nella decisione di respingere l’offerta di pace da parte di Sparta dopo i fatti di Pilo (IV.21, questa direzione politica era caldeggiata principalmente da Cleone). Prima, però, Tucidide afferma che gli Ateniesi, che potevano disporre della vita o della morte di quegli uomini sull’isola, ritennero di poter ormai considerare sicura la facoltà di costringere Sparta, in qualsiasi momento, a un accordo ⇒ sono gli Ateniesi ad essere contrari alla pace. Cleone ne è solamente un forte sostenitore.
− Brasida rivelò subito nel suo comando un equilibrio e un’unità singolari, che gli consentirono di staccare da Atene molte di quelle genti (IV.81). Ma anche in questo caso, Tucidide poco prima afferma che gli alleati sono già predisposti a defezionare (IV.80, quelli di lassù – gli alleati di Atene – si dicevano pronti a rifornire di provviste le truppe e, anzi, pronti alla rivolta) ⇒ è in questo contesto generale che si inserisce l’opera intelligente di un grande capo come Brasida.
− L’alleanza di Atene con Argo è soprattutto opera di Alcibiade (V.43-47, costui era certo che il colloquio con Argo avrebbe prodotto miglior frutto). Ma fin dall’inizio del Libro V sappiamo che la pace di Nicia è una pace del tutto fittizia, dato che durante questo periodo di tregua non solida, le parti si infersero a vicenda ferite gravissime (V.24) ⇒ anche in questo caso, è in questo contesto conflittuale che si inserisce l’opera di Alcibiade.
− Anche nelle vicende siciliane, Alcibiade rappresenta il carattere ateniese in tutta la sua pienezza ed ambizione, favorevole alla spedizione. Ma prima, Tucidide aveva detto che tra gli Ateniesi saliti al palco i più incoraggiavano alla campagna (VI.15).
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In generale, l’attore collettivo (gli Ateniesi, gli Spartani …) viene prima dell’attore individuale, che si inserisce in un contesto già molto strutturato ⇒ la sua opera consiste nel gestire questo contesto, ma non di alterarlo in modo significativo.
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