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Kant: Lo stato


Lo stato ha il fine di garantire la libertà, l’uguaglianza, l’indipendenza degli individui che lo costituiscono. Lo stato non può arrogarsi il compito di rendere felici i sudditi. La felicità deve essere ricercata e conseguita da ciascun individuo.
Il principio di libertà significa che i cittadini devono essere considerati capaci di vivere la propria vita in modo autonomo e in grado di dare un proprio contributo al governo della società.
Bisogna riconoscere ad ogni cittadino l’uso pubblico della propria ragione cioè la possibilità di far conoscere le proprie idee, le proprie considerazioni critiche nei confronti dei provvedimenti del governo mediante la stampa. Non può essere ammesso invece l’uso privato della ragione cioè la facoltà di critica del funzionario nei confronti degli atti pubblici che devono essere eseguiti per il conseguimento di fini di interesse generale.
Questa distinzione tra uso pubblico e privato della ragione deve essere applicato anche in materia religiosa.
La costituzione della chiesa non può essere considerata immutabile, essa deve adeguarsi alle esigenze di una ragione veramente illuminata.
Lo stato non ha alcun potere sulla dottrina e sul culto della chiesa, può solo richiedere che i doveri derivanti dall’appartenenza alla chiesa non contrastino con le leggi. Lo stato deve garantire la piena libertà religiosa.

Lo stato oltre alla libertà del singolo deve garantire l’uguaglianza: tutti sono sottoposti al comando delle leggi, tutti sono sudditi dello stato e nessuno può imporre niente agli altri se non tramite le leggi.
Tutti i cittadini hanno il diritto di conseguire la posizione sociale che corrisponde alla propria capacità, al proprio lavoro, senza che quella venga riservata ad alcune categorie sociali.
L’aristocrazia non può più vantare alcun esclusivo diritto agli incarichi più importanti dello stato. Deve invece concorrere con altre classi sociali, in particolare la borghesia, per quanto riguarda gli uffici e le attività pubbliche. In vista di questo fine occorre predisporre una politica di radicale riforma della grande proprietà feudale ed ecclesiastica che sancisce privilegi politici dell’aristocrazia e dell’ordine ecclesiastico. Questi provvedimenti sono legittimi in quanto o stato, espressione della volontà generale è la fonte del diritto di proprietà privata dei singoli cittadini. Allo stato appartiene tutto il territorio sul quale esercita la sua sovranità. Tale relazione non deve essere concepita come se avessimo un governo dispotico, ma come premessa indispensabile perché i singoli possano avere un dominio esclusivo di una parte limitata del territorio dello stato.

Kant aderisce agli ideali di rinnovamento culturale e politico della rivoluzione francese. Nonostante tutti gli errori e dolori che sono connessi con avvenimenti del genere, la rivoluzione ha suscitato nei popoli entusiasmo e fiducia nella possibilità del progresso dell’umanità. Ma il principio sul quale si fonda la rivoluzione, il diritto di resistenza attiva al governo non può essere accolto in uno stato di diritto. Il popolo non può ergersi a giudice del suo sovrano né può usare forza contro di lui in quanto automaticamente distruggerebbe l’autorità sovrana e riporta la società civile alla società di natura e si annulla come popolo cioè come entità fondata sul diritto.
Le riforme possono essere promosse solo dal sovrano. Può essere ammessa una sola forma di resistenza, quella che può esercitarsi nei confronti del potere esecutivo e non contro quello legislativo

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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