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Gli effetti della svalutazione sulla bilancia commerciale


È sempre vero che la svalutazione di una moneta contribuisce a migliorare la bilancia commerciale? Contribuisce a risanare il disavanzo?

Non sempre, poiché bisogna capire qual è l’effetto dominante. Una svalutazione del cambio (ΔM) provoca degli effetti contrastanti, in base a dove si trova la forza dominante, bisogna capire qual è la direzione dominante tra le forze che vengono messe in moto dalla svalutazione del cambio → CONDIZIONI MARSHALL – LERNER (economisti contemporanei di Keynes): essi definirono in base a quali condizioni una svalutazione del cambio può produrre un aggiustamento nella bilancia commerciale. Bisogna capire in base se gli interventi sui tassi di cambio sono sempre efficaci e a quali condizioni gli interventi sui tassi di cambio possono essere efficaci per risolvere problema di squilibrio, per aggiustare la situazione; a quali condizioni una svalutazione del cambio può produrre un aggiustamento nella bilancia commerciale.

Quando si realizza un Unione monetaria (negli anni ’90 in Europa si è realizzata dando vita all’Euro) si perde lo strumento del tasso di cambio perché un paese non ha più questo strumento (tra lira e franco o altre monete) per aggiustare la bilancia delle partite correnti. Quindi è come se si rinunciasse a questo strumento che è stato molto efficace, soprattutto in Italia, in situazioni di grave crisi economica risanata dalla svalutazione della moneta (lira).
La risposta a queste domande è dipende, perché dipende dalle circostanze, dall’effetto dominante tra le forze della svalutazione.
La svalutazione sull’esportazione ha tendenzialmente effetti positivi perché i prodotti italiani per i paesi stranieri costano meno e quindi le imprese straniere avranno più convenienza a comprare “made in Italy” → effetto sulle esportazioni è positivo.

L’effetto sulle importazioni è ambiguo (se l’effetto sulle esportazioni fosse negativo, allora un paese importerebbe di meno ma non è così) perché i beni stranieri costano di più se la nostra moneta ha perso di valore (svalutazione, deprezzamento) quindi è molto probabile che si riduca la quantità domandata di beni stranieri ma aumenta il prezzo (con 1 Euro si compra meno prodotto sui mercati internazionali). Quindi si riduce la quantità domandata ma aumenta il prezzo dei prodotti stranieri.

Il valore delle importazioni, in definitiva, dipende dall’elasticità cioè da chi vince tra l’effetto prezzo e l’effetto quantità. L’effetto finale sulle importazioni è:
- positivo, se l’effetto quantità si riduce;
- negativo, se prevale l’effetto prezzo (i beni stranieri costano di più).
Questo significa che anche se si svaluta la mia moneta, posso comunque essere ricco perché avrò produttori italiani che riescono a vendere all’estero, oppure sono molto povero perché con la mia moneta meno prodotti stranieri perché costano tutti di più per il valore della mia moneta.
È molto importante avere una valuta forte e stabile come l’euro, garantendo grande forza dell’economia europea sui mercati internazionali.  
Ci sono delle condizioni fondate sull’elasticità dei mercati che se si verificano, realizzano l’aggiustamento, viceversa se non si verificano, lo squilibrio può essere aggravato.

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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