Aggiustamento indotto
Avviene perché le autorità nazionali di politica economica (governo, banca centrale, parlamento) approvano dei provvedimenti che agisce sulla domanda interna (non possono intervenire su quella esterna): come provvedimenti di politica fiscale → aumento della tassazione che incide sulla capacità di spendere (import) che sarà minore, oppure aumenta la spesa pubblica e si incrementa l’import.
Se il paese A ha un disavanzo (importa di più di quanto esporta) le autorità devono adottare una politica monetaria o fiscale restrittiva atta a far spendere di meno, così A spenderà meno per i prodotti esteri e il disavanzo si trasformerà in avanzo.
POLITICA ECONOMICA MONETARIA/ FISCALE RESTRITTIVA
AGGIUSTAMENTO INDOTTO CON ECCESSI O DIFETTI DI COMPETITIVITÀ
Qui si ha una situazione di equilibrio ovvero di indifferenza e il bene ha lo stesso prezzo sia nel paese A che nel paese B, quindi non si ha alcuna convenienza ad importare o esportare (p=p* moltiplicato per n ad esempio 10 dollari e poi bisogna vedere il tasso di cambio).
In una situazione di squilibrio, il prezzo interno di un prodotto è maggiore del prezzo internazionale (costa meno all’estero), p>p* si ha un difetto di competitività delle nostre merci, di quelle di A.
Da una situazione di equilibrio si passa ad una condizione di disavanzo → si inizia ad acquistare all’estero.
Quindi bisogna intervenire sulle variabili p, p* e r per modificare la situazione di squilibrio. Come:
• Sui prezzi interni (p) si interviene riducendo i costi, oppure riducendo il salario o le imposte sul salario, o riducendo i margini di profitto delle imprese, o ancora aumentando la produttività del lavoro, investendo in qualche azione o nell’acquisizione di competenze e tecnologie per aumentare la produttività del bene.
• Sui prezzi internazionali (p*) si può intervenire (i consumatori del paese A possono intervenire) attraverso dazi e tariffe, che fanno aumentare il prezzo mondiale nel paese A non in quello straniero: il protezionismo (adottato da B) infatti fa aumentare il prezzo mondiale nel nostro paese (A), non sui mercati stranieri. Se infatti si ha una situazione in cui il bene di A costa di più del bene di B, al paese A conviene importare il bene da B, creando però un disavanzo dovuto a difetto di competitività: si interviene allora riducendo i prezzi di A, portandoli a livello di quelli mondiali, oppure aumentando la produttività delle risorse del paese A, o riducendo i tassi di interesse, i profitti e i salari del paese. Inoltre, con il protezionismo si incide sui prezzi mondiali (p*), perché questo non fa aumentare i prezzi interni del mercato di B, ma fa aumentare i prezzi del bene venduto sui mercati mondiali (quindi venduto anche ad A) attraverso dazi e tariffe. In questo modo il prezzo mondiale è più alto sul mercato interno di A (un po’ come quello che succede con il protezionismo adottato da USA quindi il prezzo mondiale è più alto sul mercato europeo cioè A e non su quello interno americano B). Sì, noi italiani possiamo influenzare il prezzo mondiale del prodotto straniero, attraverso dazi e tariffe che lo rendono più caro non sul mercato interno americano (straniero) perché non è in nostro potere influenzare il costo di un prodotto su quel mercato, ma posiamo influenzare il costo del bene sul mercato interno italiano.
• C’è un altro modo su cui intervenire in questa situazione: riducendo il prezzo interno, aumentando il prezzo mondiale sul mercato interno oppure svalutando il cambio. La svalutazione del cambio può rendere più care le merci straniere per i nostri consumatori e rendere meno cari i prodotti italiani ai consumatori stranieri. Anche questa manovra sul cambio è stata fatta nel corso della storia, come il protezionismo.
Protezionismo e manovra sul cambio sono manovre di politica economica/ commerciale che possono influenzare il processo di aggiustamento o superamento di uno squilibrio.
• Sui tassi di cambio si può intervenire riducendo i costi (salari, imposte sui salari), i profitti delle imprese e aumentando la produttività del lavoro, investendo in informazione, nell’acquisizione di nuove competenze, nuove tecnologie che portano progressivamente ad aumentare la produttività del lavoro che sta dietro alla produzione del tale bene. La variazione del tasso di cambio può essere sia automatica che indotta: si può avere un’autorità di governo che favorisce la svalutazione del cambio, ma ci possono anche essere dei meccanismi di mercato che favoriscono la svalutazione del valore della moneta nel tempo. La svalutazione del cambio non produce effetti incerti e unidirezionali.
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Dettagli appunto:
- Autore: Federica Palmigiano
- Università: Università degli Studi di Palermo
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia del pensiero politico e della politica economica internazionale
- Docente: Pier Francesco Asso
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