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Liberalismo commerciale


Il liberalismo commerciale identifica il progresso nelle relazioni internazionali con la diffusione delle moderne economie industriali di mercato a partire dalla fine 700. negli ultimi due secoli, per la prima volta, l’incremento della produzione economica mondiale dovuto all’efficienza allocativa del commercio internazionale e ai progressi tecnologici ha portato un aumento costante della ricchezza superiore alle epoche passate. Questo fenomeno, nella visione liberale, avrebbe avuto delle ripercussioni inedite sulle relazioni internazionali, inducendo un crescente numero di paesi a concentrarsi sul proprio benessere economico piuttosto che sul proprio successo militare. Fino a 200 anni fa la politica internazionale era caratterizzata dal conflitto e dalla guerra ma lo sviluppo economico ha pacificato alcune zone del mondo e la sua progressiva diffusione allargherà questa zona di stabilità.
L’ottimismo del liberalismo commerciale è basato sulla visione di Adam Smith e David Ricardo sui benefici del libero commercio che, se liberato dalle interferenze statali, porta a una aumento del benessere per tutti. Secondo la teoria del vantaggio comparato, se ciascuno si specializza nell’attività che gli è più congeniale si ha la massimizzazione delle potenzialità di ciascuno e una maggiore efficienza complessiva. La teoria liberale suggeriva che le politiche di impoverimento della propria controparte non fossero razionali da un punto di vista economico. La ricchezza dei vicini favoriva il proprio sviluppo economico perché facilitava l’accesso a tecnologie più avanzate e a mercati più facoltosi in grado di assorbire maggiormente le proprie asportazioni.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Filippo Amelotti
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