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L’istituzionalismo costruttivista


L’istituzionalismo razionalista e i suoi critici realisti hanno molto in comune: fanno riferimento agli stessi postulati sugli attori centrali nelle relazioni internazionali (gli stati), sui loro attributi essenziali e sul contesto della loro interazione (l’anarchia). Inoltre entrambi presumono che gli stati abbiano un rapporto puramente strumentale nei loro confronti: le istituzioni sono efficaci nella misura in cui promuovono interessi che gli stati hanno sviluppato indipendentemente dalla loro partecipazione alle istituzioni stesse.
Per l’istituzionalismo razionalista le regole istituzionali operano come vincoli esterni fornendo incentivi e informazioni ad attori razionali dotati di preferenze determinate esogenamente.
Secondo l’istituzionalismo costruttivista invece, definendo modelli culturali di comportamento appropriato e promuovendo visioni del mondo condivise, le istituzioni strutturano non solo gli incentivi esterni ma anche gli obbiettivi fondamentali e le stesse identità degli attori. In altre parole le istituzioni non influiscono solo su ciò che gli attroi possono fare ma anche su ciò che vogliono fare e su chi sono. L’istituzionalismo costruttivista converge con quello razionalista nel ritenere che le norme internazionali hanno un impatto causale indipendente sul comportamento degli stati ma aggiunge che le preferenze degli stati sono endogene rispetto alla loro partecipazione in istituzioni.
Una fonte di ispirazione per le teorie costruttiviste sono gli scritti di Wendt. Egli sottolinea che l’analisi della politica internazionale non deve studiare solo i rapporti causali ma anche rapporti costitutivi. La cultura non ha un effetto meramente causale sugli attori della politica internazionale ma è un aspetto essenziale della costituzione degli attori. Gli attori sono sempre costituiti dai sistemi culturali in cui sono inseriti. Nella misura in cui le istituzioni internazionali sono l’espressione di specifici modelli culturali, l’identità degli stati viene almeno parzialmente determinata dal contesto istituzionale in cui operano. Per esempio la sovranità degli stati non può esistere indipendentemente dalle istituzioni che forniscono un quadro normativo per la loro azione.
Wendt identifica 3 livelli di internalizzazione delle norme internazionali:
1. nel primo livello gli attori sanno qual è la norma ma obbediscono solo quando sono costretti a farlo
2. nel secondo gli attori scelgono di obbedire alla norma perché ritengono che farlo sia nel loro interesse. Spiegazione preferita dall’istituzionalismo razionalista.
3. nel terzo gli attori obbediscono alla norma perché al considerano legittima. È a questo livello di internazionalizzazione che una norma costruisce un attore nel senso che esso accetta come proprio il ruolo che gli viene attribuito dagli altri attori nel sistema. Su questo processo si concentra l’attenzione dell’istituzionalismo costruttivista.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Filippo Amelotti
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