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I detonatori della rivoluzione in Inghilterra - 1642


Furono la guerra e la crisi e finanziaria. La Scozia era calvinista e si oppose subito all’imposizione del sistema di culto e dell’organizzazione ecclesiastica inglese episcopalista. Il blocco che si coalizzò contro l’Inghilterra aveva il suo punto di forza nei nobili privati della loro proprietà a favore degli ecclesiastici. Gli scozzesi respinsero l’imposizione inglese e dichiararono guerra a re Carlo. Nello stesso tempo il sovrano inglese aveva perso il controllo delle forze armate e l’appoggio dell’elite finanziaria londinese. Poteva ricorrere al parlamento ma facendo marcia indietro rispetto al regime instaurato negli anni 30. Il rapporto con il parlamento era conflittuale. Fu convocato nel 1640 e di fronte alla richiesta del re di stanziamenti finanziari richiese a sua volta l’abolizione della shipmoney (la tassa sulle navi)e la conferma della petition of right. Carlo I lo sciolse dopo pochi giorni (fu il corto parlamento). Fu convocato un nuovo parlamento (detto lungo parlamento perché si protrasse sino al 1653). Tra corto e lungo parlamento l’esercito inglese era stato sconfitto ripetutamente dalla truppe scozzesi che dettarono le condizioni della tregua. Strafford (primo ministro) fu accusato di tradimento e giustiziato nel 1641 e altri ministri furono allontanati dalla vita pubblica. Un’altra crisi era quella irlandese. Sotto Edoardo VI ed Elisabetta, alcune contee dell’Ulster, paesi di solida tradizione cattolica, avevano visto lo sviluppo della religione protestante. Da qui l’emergere di conflitti religiosi tra cattolici e calvinisti. Grande impressione suscitò in Inghilterra il massacro di protestanti a opera di cattolici avvenuto nell’Ulster. La propaganda puritana si mobilitò e passò in parlamento nel 1641 una mozione detta la grande rimostranza. Essa considerava nemici dell’ordine sociale e politico inglese gli appartenenti alle sette religiose cattoliche, i vescovi e il clero corrotto. Nel 1641 l’Irlanda era in rivolta. Così il parlamento rivendicò i pieni poteri militari e il comando della repressione. Carlo reagì e tentò di arrestare i capi dell’opposizione parlamentare. Non ci riuscì e lasciò la capitale e iniziò la guerra civile.

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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