La modifica della composizione del Consiglio di Sicurezza
Questo tema ha costituito fin dall'inizio motivo di insoddisfazione e di proposte di revisione. Difatti la principale modifica formale della Carta è stata l'allargamento del Consiglio da 11 a 15 membri. Tuttavia questa espansione non è stata sufficiente → il carattere assai ristretto di quest'organo e la possibilità di veto dei permanenti sono sempre stati oggetto di contestazioni per scarsa legittimità e assenza di rappresentatività democratica. La mancanza di rappresentatività democratica a livello numerico sussiste anche a livello politico perché i permanenti sono rimasti i 5 originari, senza allargamenti o modifiche. E poi sono tutti paesi occidentali e sviluppati. Anche la rappresentatività dei paesi occidentali non è più buona con l'emergere di Germania e Giappone come potenze economiche aspiranti a un seggio permanente. Qualcuno (Italia) vorrebbe anche l'UE come permanente... altri mille progetti, classificabili comunque in grandi gruppi come a seguire.
Il quick fix → proposta di matrice americana (Clinton) mai davvero presentata formalmente → si tratterebbe di far entrare come membri permanenti le due grandi sconfitte -Germania e Giappone- con o senza diritto di veto non si sa. Significherebbe più partecipazione nelle missioni e più finanziamento. Scenario peggiore, soprattutto per i paesi in via di sviluppo che rimarrebbero senza permanente. Anche le medie potenze tipo Italia si sono opposte perché apparirebbero ancora più sfigate di fianco ai vicini alleati-concorrenti. Persino Giappone e Germania non hanno fatto i salti di gioia e questa proposta ha perso importanza col finire degli anni '90.
Il “2+3” formula che riprende la proposta di assegnare un seggio permanente a Giappone e Germania, ma aggiunge tre seggi permanenti per i paesi in via di sviluppo, uno Asia, uno Africa, uno America Latina. La proposta second best per gli Usa è questa, dopo il quick fix. È stata a lungo giudicata e valutata anche accompagnata all'idea di un nuovo allargamento dei non permanenti. Nel 2004 è stata presentata una nuova proposta (presentata anche da Germania e Francia) di allargamento dei non permanenti → 24 membri: 5 permanenti, 5 nuovi permanenti (Germania, Giappone, uno Asia, uno Africa, uno America Latina) e 14 non permanenti, il tutto rinviando la questione sul diritto di veto ai nuovi. Una proposta simile è stata presentata anche dall'high level panel 2004, che darebbe un seggio in più all'Africa, modello proposto anche da Annan 2005. Difficoltà → quali tra i paesi in via di sviluppo possano diventare membri permanenti. Per ovviare a questa impasse, idea di rotazione dei paesi di ciascuna regione. Quest'idea trova favore in Africa ma scontenta quei paesi in via di sviluppo che vorrebbero un seggio permanente a pieno titolo e quei paesi come l'Italia che in quanto europei rimarrebbero esclusi dalla rotazione, il sistema di rotazione solo per certe regioni non sarebbe equo. Nel 1997 l'ambasciatore della Malaysia ha provato a far passare una sorta di 2+3 con una gabola incentrata su una lettura sbagliata dell'articolo 108, ma Italia e altri paesi contrari imposero nel 1998 una risoluzione che imponeva il rispetto del 108.
Creazione della categoria dei semipermanenti, un'idea vicina a quella della rotazione dei membri permanenti, ma estesa a tutte le principali aree del pianeta. I membri semipermanenti sarebbero quelli che già oggi vengono eletti più frequentemente come non permanenti. Si tratterebbe di 8/10 seggi in cui si alternerebbero i principali paesi dei gruppi regionali. Questo modello farebbe contente le potenze regionali e anche i paesi più piccoli che così supererebbero la concorrenza dei paesi più grandi. Ha anche il pregio di esaltare il principio di responsabilità e accountability dei membri del Consiglio → la natura semipermanente del seggio e la necessità di essere rieletti sottoporrebbero i nuovi membri a una sorta di scrutinio. Questa proposta è stata fortemente sostenuta dall'Italia e da altri paesi, ma non ha mai ricevuto abbastanza attenzione dai permanenti. Un modello B è stato presentato dall'high level panel → attraverso una modifica all'articolo 23 si propone di creare all'interno della categoria dei membri non permanenti una distinzione tra 8 di essi eletti ogni 4 anni e gli altri, allargati a 11, rimarrebbero con un mandato di due anni. A quelli eletti per 4 anni si toglierebbe il divieto dell'articolo 23.2 di rielezione immediata.
L'allargamento dei membri non permanenti → alcuni paesi la sostengono come una riforma realmente attuabile, come già avvenuto nel 1965. Potrebbe portare i membri del Consiglio da 15 a circa 24-25. La nuova allocazione seguirebbe la ratio dell'equa ripartizione geografica, uno o due seggi a ciascun gruppo regionale. Questa proposta è accompagnata dall'idea di abrogare il 23.2 sull'immediata rielezione in modo da poter creare dei “permanenti di fatto”, garantendo una maggiore continuità del Consiglio. Una semplice espansione dei non permanenti porrebbe il problema dell'equilibrio tra permanenti e non. Gli Usa si oppongono a un Consiglio troppo grande. Questa soluzione poi risolverebbe solo i problemi di rappresentanza numerica e non quelli di rappresentanza politica.
L'allocazione di un seggio permanente ad organismi regionali → uno all'Organizzazione degli Stati Americani, la Lega Araba, l'Unione Africana e l'UE. Siccome non tutte hanno la vera struttura istituzionale in grado di funzionare come attore internazionale si tratterebbe solo di un ombrello sotto la cui copertura i loro paesi membri siederebbero al Consiglio a rotazione. Quest'ipotesi non è quindi molto diversa da quella che vede la creazione di membri semipermanenti a rotazione regionale, ma avrebbe come vantaggio di riconoscere il ruolo delle organizzazioni regionali in vista di più forte cooperazione con esse. L'organizzazione regionale più sviluppata, addirittura a un livello pre-federale, è l'UE e in molti vorrebbero un suo seggio permanente (Italia e risoluzione Parlamento europeo 2004) → l'assegnazione di un seggio permanente UE si scontra con diverse difficoltà: problema di livello di integrazione della politica estera comune, che dovrebbe essere abbastanza profonda da permettere di esprimere una posizione unica da parte di Bruxelles, per esempio sull'Iraq i paesi europei non erano d'accordo fra loro. Un altro problema è il rapporto tra seggio permanente UE e quelli di Francia e UK che non rinunceranno mai ai loro seggi a favore dell'UE.
Introduzione di criteri più stringenti per l'elezione a membro non permanente. Il processo attuale ex articolo 23 è piuttosto politico. I criteri più stringenti potrebbero escludere stati interessati da azioni coercitive del Consiglio oppure coinvolti in conflitti. Si mira anche alla possibilità per l'Assemblea di sospendere membri che si trovino in guerra civile o colpo di stato. Proposta che ciascun non permanente abbia un supplente ammesso ad assistere ai lavori del Consiglio, aumentando la partecipazione senza modifiche alla Carta visto che l'articolo 31 prevede già la possibilità di invitare paesi terzi ad assistere senza diritto di voto.
Rappresentatività e accountability sembrano i criteri di selezione che si vogliono adottare per la selezione dei membri non permanenti del Consiglio e in futuro anche di quelli permanenti.
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Dettagli appunto:
- Autore: Alice Lavinia Oppizzi
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Organizzazione Internazionale
- Docente: Pedrazzi
- Titolo del libro: Le Nazioni Unite. Sviluppo e riforma del sistema di sicurezza collettiva
- Autore del libro: Andrea De Guttry, Fabrizio Pagani
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