La democratizzazione del meccanismo decisionale del Consiglio di sicurezza
Ancora più complessa è la riforma del meccanismo decisionale del Consiglio e in particolare del diritto di veto dei membri permanenti. Se nella guerra fredda il veto è stato un punto chiave, negli ultimi anni l'utilizzo formale del veto si è drasticamente ridotto. Il veto non ha però perso d'importanza → il veto nelle riunioni informali o la sola minaccia di veto influenzano ancora le decisioni. Certe risoluzioni di cui si sa che incontrerebbero il veto non vengono nemmeno messe al voto. Ci sono delle pratiche di ricatto causate dal diritto di veto che rischiano di paralizzare l'operato del Consiglio. Il principio di veto contraddice inoltre il principio di sovrana eguaglianza degli stati e in questo senso il veto è stato contestato da molti membri, di cui alcuni hanno fatto della riforma del diritto di veto l'elemento centrale della democratizzazione delle Nazioni Unite.
L'attribuzione di poteri e responsabilità maggiori ad alcuni membri del Consiglio è più tollerabile se questi membri sono percepiti come rappresentativi della comunità internazionale nel suo insieme → ritorna quindi l'idea dell'allargamento del Consiglio → quindi nel valutare la riforma del meccanismo decisionale del Consiglio si deve tener conto di questi due elementi: 1) l'efficacia dell'azione del Consiglio, 2) la sua rappresentatività. Ecco le principali proposte:
a) L'abolizione del potere di veto → la riforma più radicale, spesso proposta da alcuni paesi in via di sviluppo. Alcuni hanno cercato di rendere l'ipotesi più realistica proponendo un periodo transitorio.
b) La limitazione delle possibilità di utilizzo del diritto di veto → numerosi progetti per limitare o diluire il ricorso al veto. Il ventaglio delle proposte passa dall'adozione di forme volontarie di autolimitazione da parte dei membri permanenti all'adozione di emendamenti formali che ne riducano l'utilizzo per esempio alle sole questioni del capitolo VII. Proposta che piace anche al Parlamento europeo (risoluzione 2004) e che implicherebbe la fine del veto sull'ammissione, l'espulsione o la sospensione dei membri oppure l'elezione del Segretario generale. Un'altra proposta consisterebbe nel veto multiplo, cioè nella necessità di avere almeno due membri permanenti disposti ad apporre il veto affinché questo abbia effetto. Un'altra idea è quella di permettere all'Assemblea generale a maggioranza speciale di annullare il veto. L'Italia si è espressa a più riprese per una limitazione volontaria del veto fino a portarlo alla desuetudine. I membri permanenti sono decisamente contrari alle forme di limitazione del diritto di veto.
c) L'estensione del diritto di veto ai futuri membri permanenti → si tratta dell'intersezione tra allargamento dei membri e la questione del diritto di veto, una questione che però ultimamente di tende a separare.
La complessità di questioni che un'estensione del diritto di veto implica ha indotto l'High Level Panel a raccomandare che qualsiasi proposta di riforma non debba contenere tale espansione. Se i nuovi permanenti godessero del diritto di veto la difficoltà di prendere decisioni sarebbe sempre maggiore e l'efficienza del Consiglio minore.
Anche creare una categoria di membri permanenti senza diritto di veto (mantenuto per gli altri 5) ridurrebbe di molto l'efficacia della riforma.
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Dettagli appunto:
- Autore: Alice Lavinia Oppizzi
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Organizzazione Internazionale
- Docente: Pedrazzi
- Titolo del libro: Le Nazioni Unite. Sviluppo e riforma del sistema di sicurezza collettiva
- Autore del libro: Andrea De Guttry, Fabrizio Pagani
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