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Tre grandi idealtipi di sistemi sanitari


I principali sistemi sanitari si distinguono per le modalità di finanziamento, l'accesso ai servizi, lo status del personale medico e la sua remunerazione, la programmazione e il controllo delle prestazioni.
1. sistemi di assicurazione privata: il finanziamento è privato, così come la proprietà delle risorse; i requisiti di accesso sono parziali, ovvero dipendono dall'assicurazione che ha il soggetto (strettamente legata al reddito e al lavoro che svolge); i medici sono liberi professionisti pagati a parcella; il consumatore è sovrano: qui il mercato è il meccanismo principale di allocazione delle risorse e all'efficienza si sacrifica anche un po' di equità;
2. sistemi mutualistici: sono propri dell'area mittel europea e derivano dal sistema di assicurazioni obbligatorie elaborato da Bismark. Qui lo stato interviene molto non diventando assicuratore ma regolamentando il mercato assicurativo: le asicurazioni sociali, infatti, sono obbligatorie per tutti senza scrematura. Si punta ad offire un pacchetto simile per tutti. Tuttavia, questo è vero solo in parte: ogni assicurazione, infatti, offre servizi diversi a seconda della professione che si svolge: rapporto stretto tra lavoro-contribuzione-assicurazione;
3. sistemi sanitari pubblici: qui lo stato è l'unico assicuratore. Tutti possono accedere, in maniera uguale, a tutti i servizi. Il finanziamento è pubblico ed i servizi sanitari sono pagati con la fiscalità generale: io non pago solo per me, ma per finanziare il SS secondo la mia capacità di reddito per offrire servizi a tutti quelli che ne hanno bisogno. I servizi sanitari offerti, dunque, sono uguali per tutti a prescindere dal reddito e dal contributo versato.  Ci si ispira, dunque, al modello Beveridge secondo cui il recupero del malato spetta allo stato, la proprietà delle risorse è pubblica e si usufruisce dei servizi in nome del diritto di cittadinanza. I medici sono pagati con quota capitaria o salario. Il SSN è verticalmente integrato: lo Stato assicura e produce, non c'è mercato, quindi, non c'è prezzo: razionamenti delle quantità erogate.
Prima delle riforme degli anni '90 in UK e in Italia lo Stato raccoglieva risorse, tramite la fiscalità generale che confluivano nel fondo sanitario nazionale e venivano poi distribuite alle regioni. Le risorse inviate alle regioni finivano ne fondo sanitari nazionale e venivano poi redistribuite alle Usl che erogavano le prestazioni in un bacino ben definito tramite ambulatori, medici di medicina generale e presidi ospedalieri. Le  case di cura private venivano utilizzate quando le strutture pubbliche non riuscivano ad erogare tutti i servizi. Non c'è competizione tra le strutture private.
Il mercato non esiste nell'offerta dei servizi così strutturati. La logica di piano permette l'erogazione: le Usl guidano le strutture nell'offerta di servizi secondo un piano stabilito. Questo modello fu criticato intorno agli anni '90 e, per questo, si è cercato di elaborare qualche correttivo per migliorarlo. Quando si parla di SS pubblici facciamo riferimento a due possibilità:
sistema pubblico contrattuale:cerca di migliorare il SS introducendo una minima possibilità di scelta per il cittadino; si ha, cioè, una competizione pubblica tra diversi erogatori pubblici nel rispetto di globalità, unitarietà e universalità dell'assistenza sanitaria. E' in questo contesto che viene introdotta l'idea di “quasi mercato”. In sanità, applicare il mercato puro non è possibile: vi è, dunque, sempre la necessità di regolamentarlo. L'altro estremo è l'eliminazione completa del mercato tramite la programmazione totale, ovvero l'integrazione verticale. Tra queste due forme esistono fenomeni di quasi integrazione (tanti soggetti stretti tra loro da accordi di lungo periodo) o di quasi mercato (in cui la concorrenza tra strutture pubbliche è regolamentata). La scelta del modello organizzativo dipende dal policy maker.
Sistema pubblico integrato: gli economisti sono più favorevoli a fenomeni di integrazione verticale (vedi HMO Usa). Due sono le teorie di riferimento: teoria dei costi di transazione: quando i costi di transazione sono elevati (ovvero quei costi relativi alla stipula di contratti, al reperimento dei farmaci, ecc.) esiste un incentivo per l'impresa a sostituire le transazioni di mercato con una selezione integrata; teoria dei diritti di proprietà: in presenza di grandi investimenti specifici l'integrazione è un mezzo per risolvere i problemi derivanti dall'impossibilità di stipulare contratti completi. Es: io sono un imprenditore che decide di costruire una struttura ospedaliera privata. Poiché non ci sono tanti compratori – in quanto si tratta di un mercato molto particolare e non ha la possibilità di rivendere il bene  - per evitare di subire fenomeni di opportunismo post contrattuale degli acquirenti (per cui mi trovo costretto ad offrire servizi a poco prezzo perchè non posso fare altrimenti) può essere conveniente integrarsi.

Tratto da ECONOMIA SANITARIA di Angela Tiano
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