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CASO CONGO VS BELGIO


Mandato d'arresto internazionale emanato da Bruxelles nei confronti del ministro degli esteri congolese accusato di crimini di guerra e contro l'umanità (aveva incitato in pubblico il massacro dei Tutsi). Il Belgio si basava sull'universalità della giurisdizione penale in merito a violazioni gravi del diritto internazionale prevista dalla sua legge. Il Congo nel 2000 ricorre alla CIJ (Court of International Justice) chiedendo la revoca del mandato d'arresto internazionale per violazione delle norme consuetudinarie relative all'immunità e all'inviolabilità del ministro degli esteri in carica. Nella prima fase la Corte afferma la propria competenza perché le parti avevano entrambe accettato la giurisdizione obbligatoria della CIJ ex art.36 dello Statuto della CIJ stessa. Anche se Yerodia non è più ministro degli esteri il Congo chiede ancora l'annullamento del mandato d'arresto. La CIJ accoglie poi l'idea che l'immunità funzionale (no processo penale in un altro stato) e l'inviolabilità personale (divieto di arresto) vengono riconosciute anche al ministro degli esteri anche se l'accusa è una grave violazione del diritto internazionale. La CIJ ordina una riparazione e la revoca del mandato d'arresto internazionale.

L'immunità dalla giurisdizione copre anche eventuali crimini internazionali finché dura la funzione.
L'immunità funzionale per i crimini internazionali soccombe una volta cessata la funzione.
Per qualsiasi altro organo statale il diritto internazionale non prevede particolari immunità. Neanche i CONSOLI godono di immunità personali.

Tratto da DIRITTO INTERNAZIONALE di Alice Lavinia Oppizzi
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