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Tok



TOK significa strada, sentiero, ma nell’ambito del canto il suo senso è semmai MAPPA. È un artificio poetico con cui la canzone nel suo svolgersi non proietta solo descrizioni di luoghi ma e un vero e proprio viaggio. Molti uomini kaluli spiegano che senza tok non ci sarebbe la canzone, perchè mancherebbe l’indurimento, tale indurimento rende il pubblico ricettivo. Ciò che tiene gli ascoltatori kaluli sulle spine è l’attenzione richiesta dalla ricerca di un dentro e un sotto nella tensione fra immagini nebulose e immagini distinte. Senza tok non ci può essere provocazione, perché è il sentiero della canzone a suscitare l’attenzione degli ascoltatori. Tok è quindi la creazione di una mappa poetica dove le immagini dei luoghi nominati mettono a fuoco le terre mediatrici d’identità del se. Per i kaluli i luoghi non sono cose astratte, ciascun sito si associa ad alcuni aspetti specifici della vita e dell’attività sociale, i kaluli si identificano con i toponimi perché si vedono riflessi nelle loro terre, ciò è codificato nella poetica della canzone attraverso l’artificio tok.
Elaborare una canzone come tok mette gli ascoltatori nelle condizioni di intraprendere un viaggio durante il quale
vivono una progressione di luoghi e terre, e di sentimenti profondi associati a quei luoghi. Nel canto tok è l’ambito di persuasione simbolica, perchè fornisce da un lato le immagini concrete dall’altro le immagini più provocatorie che il compositore può usare per far piangere. Tok sospende l’ascoltatore in uno stato quasi onirico di viaggio, che può essere misterioso e nebuloso per gran parte della canzone. Vi sono varie forme possibili di tok nella canzone, tali non sono mai progressioni lineari perchè lo scopo di tok è di creare un enigma e poi elaborarlo verso dopo verso fino a che il denominatore comune diventi ovvio. Tra le forme di tok più comuni abbiamo: toponimi vicini o lontani, che segnano il cammino da una long house a un’altra, nessun toponimo ma nomi di albero che rimpiazzano i nomi del luogo, un sentiero che segue i corsi d’acqua, toponimi relativi a orti, nomi di alberi i corsi d’acqua. Oltre a tali, il cantante può usare artifici stilistici per creare tensione intorno a tok, uno di tali è quello di citare nella prima metà della canzone nomi generici dei corsi d’acqua e di alberi omettendo i toponimi specifici e poi elencare nella 2° metà nomi specifici di luoghi che combaciano con quelli nella 1° metà.. Un altro artificio è quello di cantare la parte iniziale della canzone parlando furtivamente in modo non chiaro i toponimi. Tok mira a suscitare la curiosità, creando ambiguità e stabilendo anche l’umore della canzone e del tok nel loro insieme.
NE ADELOMA non ho ade e NI IMOLABO non ho fame sono simboli fondamentali nel testo delle canzoni kaluli come nel mito. Sono termini riscontrabili nei canti gisalo, simboli di fame e isolamento, e spesso costituiscono i principali artefici grazie ai quali si raggiunge l’effetto culminate, abbinate a una voce implorante che mira a suscitare pietà e tristezza negli ascoltatori. Imobalo è lingua sonia e in kaluli significa in realtà VUOTO o morto di fame; adeloma, imolabo e nomi di terra e acque e alberi sono le tre immagini fondamentali del linguaggio poetico kaluli.  Iò conferma che il mito dell’uccello muni è un modello conscio di forma espressiva e che adeloma e imolabo sono simboli primari di sa-salan e bale to nel pensiero kaluli.
Tempo e spazio nelle canzoni sono sospesi in un presente nebuloso, in cui le azioni si svolgono in un vicino vagamente lontano; i locativi specifici per tempo e spazio sono assenti nei canti kaluli.

Tratto da SUONO E SENTIMENTO di Marianna Tesoriero
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