Le forze centrifughe: devianza, conflitto, scisma
Le forze che tendono a portare instabilità nel gruppo, che possono comportare un rischio per la sua sopravvivenza e che in ogni caso introducono elementi con cui il gruppo si deve confrontare e che probabilmente lo muteranno.
Devianza e minoranza nel gruppo: Il deviante è qualcuno che nel gruppo avanza posizioni diverse da quelle della maggioranza e, che per questo, può essere percepito come elemento disturbante (individuale o sottogruppo) può essere cacciato o emarginato.
Schacther ha condotto un esperimento sulla devianza intragruppo in cui si è studiato il rapporto tra coesione del gruppo, rilevanza delle attività con scopi gruppali e devianza delle posizioni normative del gruppo. 7 elementi di cui 3 complici discutono sul caso di Jhonny Rocco, un giovane delinquente i cui ne viene presentata la storia di vita in modo empatico da portare a posizioni di comprensione e di partecipazione. I tre complici sono:
Il deviante, con posizione molto divergente che mantiene in modo stabile nel corso della discussione di gruppo;
Lo slider, posizione deviante, che però cambia perché si lascia convincere dal gruppo;
Il mode, non si discosta dalla posizione del gruppo.
Venivano manipolate sperimentalmente la coesione di gruppo (forze che agiscono sugli individui per restare nel gruppo) e la rilevanza (importanza delle attività per il gruppo), dando luogo a 4 tipologie di gruppo (alta coesione e rilevanza, bassa c & r, alta c & irrilevanza, bassa coesione & irrilevanza) per ogni tipologia di gruppo furono creati 8 gruppi (32). Risultati:
1. il deviante è il membro che ottiene il più alto livello di rifiuto: tanto più e alta la coesione di gruppo tanto più il deviante è rifiutato. L’avversione per il deviante è funzione del tipo di gruppo; nei gruppi molto coesi e che lavorano su tematiche salienti per il gruppo stesso si assiste ad un processo di rigetto della devianza, molto più netto che nei gruppi a bassa coesione e bassa rilevanza.
2. Il deviante è destinatario di un gran numero di comunicazioni, che tendono a convertirlo alla posizione del gruppo, quindi ha visibilità. Lo slider idem, ma lui si lascia convincere e il flusso comunicativo nei suoi confronti declina e si assesta nei livelli del mode, a cui non viene destinata nessuna comunicazione.
Dunque il deviante è un membro poco amato ma col quale si comunica molto, enfatizzato nei gruppi più coesi.
Occorre distinguere tra il tipo di gruppo e sul tipo di devianza espresso dall’individuo.
Per quanto riguarda il gruppo, si è visto come l’elevata coesione interna sia un elemento che predispone al rifiuto del deviante perché spinge verso l’uniformità; ma come affermano Moscovici&Doise la coesione può funzionare come invito al conformismo e difesa dalle minacce di devianza, oppure come legame di fiducia, permettendo ai membri di agire in libertà, contando sulla loro lealtà. Così i dissensi non sono temuti, ma incoraggiati ed è visto come minaccioso un eccesso di uniformità.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Manuela Floris
[Visita la sua tesi: "La colpa e il ragionamento emozionale"]
- Università: Università degli Studi di Cagliari
- Facoltà: Scienze della Formazione
- Titolo del libro: Psicologia sociale
- Autore del libro: Palmonari, Cavazza, Rubini
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 2002
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