Appunti sul testo "Le sorgenti della musica. Introduzione all'etnomusicologia" di Curt Sachs, pioniere dell'etnomusicologia. Questi appunti sono utili per l'esame di - Etnomusicologia - Vengono analizzate criticamente le varie culture musicali e i vari periodi storici tramite parametri per la comparazione musicale come ritmo, l'intervallo, il tempo e le scale.
Le sorgenti della musica: introduzione all'etnomusicologia
di Marianna Tesoriero
Appunti sul testo "Le sorgenti della musica. Introduzione all'etnomusicologia" di
Curt Sachs, pioniere dell'etnomusicologia. Questi appunti sono utili per l'esame
di - Etnomusicologia - Vengono analizzate criticamente le varie culture musicali
e i vari periodi storici tramite parametri per la comparazione musicale come
ritmo, l'intervallo, il tempo e le scale.
Università: Università degli Studi di Messina
Facoltà: Scienze della Formazione
Corso: Scienze della Comunicazione
Esame: Etnomusicologia
Docente: Prof. Geraci
Titolo del libro: Le sorgenti della musica. Introduzione
all'etnomusicologia
Autore del libro: Curt Sachs
Editore: Bollati Boringhieri
Anno pubblicazione: 20071. Idee e Metodi sulla musica
La musica occidentale non è più come dovrebbe essere e come è stata; la vita moderna è satura fino alla
nausea di musica, gli uomini più civilizzati sono diventati uditori voraci ma non ascoltano più, usando il
suono articolato come una specie di droga, abbiamo dimenticato di esigere significato e valore in ciò che
ascoltiamo. Nella musica primitiva, al contrario, significato e valore sono qualità della massima importanza,
il canto è indispensabile in occasioni particolari, matrimoni, funerali, nascite, in ogni circostanza in cui sia
necessario invocare la buona sorte contro le potenze avverse, ma non solo; il canto interviene anche
nell’ambito dei lavori regolari che richiedono impulso ritmico.
La musica intesa in questo senso non si compra nei negozi ma sgorga da una tradizione coerente o dal
contributo personale degli indigeni; essa non è mai priva d’anima e di pensiero, mai passiva, ma sempre
vitale, organica e funzionale, ed è sempre piena di dignità. Questo non si può certo dire della musica
occidentale. Le melodie dell’uomo primitivo cadono oggi vittime, insieme a quelle popolari, soccombono
senza speranza a un’era di autobus, aerei, auto veloci, radio e tivù. Uno degli aspetti più tragici del contatto
tra aborigeni e la civiltà è la distruzione dell’arte e della cultura che tanto frequentemente ne consegue. Si
uccide così la musica indigena a beneficio di qualche canzonetta occidentale banale e priva di senso, si tratta
dell’annientamento irresponsabile di una parte organica e vitale della cultura il cui posto viene preso da
canzoni prive di radici e significato, spesso soltanto commerciali, che riempiono il nostro mondo della loro
volgarità.
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Le sorgenti della musica: introduzione all'etnomusicologia 2. La nascita dell’etnomusicologia
Durante il medioevo e il rinascimento i pilastri della cultura europea furono la teologia e i classici
dell’antichità; inevitabile al tempo era la lettura di bibbia e antichi classici, ciò faceva si che i compositori
non potessero evitare un contatto almeno letterario con il mondo musicale delle scritture e dei greci,
tant’è che i trattati musicali più antichi si aprivano con omaggi agli ebrei o ai greci, grande fu quindi
l’influenza di queste letture, riscontrabile anche nella prima delle grandi opere di argomento storico-
musicale di padre Martini, la Storia della musica in 3 volumi. I successori inglesi di Martini si
concentrarono invece sulla musica egiziana, ricordiamo Burney e Hawkins. Quattro anni dopo Laborde
introdusse un criterio universalistico 1780, il quale comprendeva Ebrei, egizi e Greci ma anche Cinesi,
Giapponesi, Tailandesi, Arabi, Persiani, Turchi, Negri e molti altri. I tedeschi, come i primi Martini, Bucale
e Co. Rimasero fedeli e limitati alle musica della Bibbia, del classico greco e degli egizi.
Con l’Histoire General de la Musique del franco-belga Francois Fetis del 1869 si ha l’impressione di
cambiare registro, l’opera infatti non solo comprende capitoli sull’india, la Cina e il Giappone ma anche sui
Calmucchi, sui Chirghisi ed altri, secondo Fetis la storia della musica è la storia dell’umanità.
Si può pensare a un legame tra l’avvento dell’etnomusicologia e il Romanticismo, il quale consisteva in ogni
campo artistico, siamo nel 18° secolo e vi è la tendenza d interessarsi ai generi d’arte più remoti. La svolta
decisiva avvenne però intorno al 1880, la tesi dottorale di Baker sulla musica degli Indiani del Nordamerica
faceva della musica primitiva un argomento accademico. Da li in poi numerosi studiosi in Germania,
Inghilterra e USA iniziarono ad interessarsi maggiormente alle teorie e ai metodi musicali.
Il primo fu Ellis, egli concentrò la sua attenzione sulla riforma fonetica e sillabica, raggiunse nella sua
ricerca una profonda conoscenza dell’acustica e della psicologia dell’udito, giungendo così a misurarsi con il
problema delle scale musicali esotiche e dei loro passaggi inconsueti. Egli si servì della matematica per
escogitare un ingegnoso sistema di calcolo fondato sui cents cioè i centesimi di un semitono temperato, così,
i rapporti incerti con cui fino a quel tempo si esprimeva l’intervallo tra due note, con l’aiuto dei logaritmi
sono trasformati in cifre chiare, semplici da usare e da indicare graficamente.; la valutazione arbitraria degli
intervalli lasciò il posto alla precisione matematica, eliminando così i risultati errati risultanti dall’effetto di
autosuggestione dell’orecchio musicale. La sua conclusione fu che non esistessero scale musicali uniche o
naturali o che si fondassero sulle leggi della costituzione del suono musicale di Helmholtz, ma piuttosto
esistono scale molto diversificate, artificiali e soggette a variazioni capricciose; Ellis forniva così alla
musicologia un fondamento matematico e uno strumento teorico di precisione. Nel frattempo Edison aveva
iniziato a trasformare le vibrazioni della voce umana in curve incise nella cera che ricopriva un cilindro
rotante. Il suono, con tutte le sue inflessioni e i suoi timbri individuali, si poteva ormai registrare, riprodurre
e conservare. Il cammino della musica esotica incontrò quello del fonografo Edison nel 1889 quando
Fewkes si servì dell’apparecchio di Edison per uno studio sui Passamaquoddy e sugli Zuni. Fewkes trasmise
il materiale raccolto a Gilman ad Harvard il quale trascrisse i canti Zuni incisi sui cilindri e stampò le
melodie secondo la notazione occidentale nel primo volume del “Journal of Amercan Archeology and
Ethnology”. Due anni dopo Stumpf riprodusse quelle trascrizioni, così questo nuovo ramo del sapere si
affermò sia in Europa, che negli USA, che nella letteratura etnologica che in quella musicologica. Da li a
poco Stupì e discepoli cominciarono a persuadere gli esploratori a portare con se apparecchiature Edison,
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Le sorgenti della musica: introduzione all'etnomusicologia registratori per le canzoni, per riportarle in patria, trascriverle, analizzarle e conservarle nell’Archivio.
Il termine etnomusicologia fu usato per la prima volta solo nel 1950, prima ci si riferiva a tale disciplina col
nome di “musicologia comparata” per il suo metodo a mò di comparazione, paragone, alla ricerca di
somiglianze e divergenze. Il nuovo termine vuole sottolineare la parte del composto che ha a che fare con
l’etnologia, almeno per i francesi. Chi lavora in questo settore si trova a mezza via tra la musicologia e
l’etnologia, l’etnomusicologo tenta di spezzare i vincoli della separazione tra le discipline e mira alla loro
riunificazione a un livello più alto.
L’attività dell’etnomusicologo si suddivide in due fasi: il lavoro sul campo e il lavoro a tavolino. Il primo
implica la permanenza dell’esploratore in un villaggio indigeno, parlo di mesi o anni. In tali civiltà indigene
su può osservare l’unità più profonda tra la musica e la vita (certi schemi melodici sono riservati a certe ore
particolari del giorno); il canto è un elemento essenziale e inseparabile della vita primitiva, e non può venire
isolato dalle circostanze che ne costituiscono la causa, il significato e la ragion d’essere. L’esploratore ha
necessariamente bisogno dei suoi strumenti di registrazione, l’esperienza ci ha insegnato quanto poco sicuri
siano i sensi umani, e quanto siano influenzati dai pregiudizi; l’udire la musica così come il produrla sono
soggetti a quei condizionamenti quasi indefinibili che costituiscono la nostra acculturazione musicale;
spesso poi i gradi melodici diversi da quelli del nostro sistema abituale pongono l’etnomusicologo di fronte
a due problemi esistenziali: come misurare e come esprimere quei gradi con criteri più esatti di quelli
contenuti nell’espressione (un po' più, un po meno, di un tono). Per questo è necessario ricorrere all’aiuto di
un mezzo meccanico.
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Le sorgenti della musica: introduzione all'etnomusicologia 3. Gli strumenti dell’etnomusicologia
La misurazione dei suoni si può effettuare sia con tecniche acustiche che con tecniche visive. Le vecchie
tecniche acustiche sono sufficienti per le esigenze meno complesse della musica primitiva, tali si fondano
sul raffronto tra le note percepite con l’udito e un modello sonoro che abbia persistenza e gradazioni
sufficienti a consentire le misurazioni.
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Le sorgenti della musica: introduzione all'etnomusicologia