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Ritmo incrociato o poliritmia


È possibile che nelle melodie si manifestino alcune incongruenze: la voce e il tamburo seguono ognuno il proprio ritmo; nell’Australia settentrionale le bacchette da percussione seguono spesso un tempo differente da quello del canto.
La stessa indipendenza si registra in civiltà avanzate.
La poliritmia è un termine che si applica alla musica per parti, in cui le parti procedono secondo ritmi diversi; ciò che in realtà avviene è un cambiamento di ritmo nella stessa linea melodica. Sachs chiama ritmo incrociato le differenze simultanee esistenti in varie parti. Il ritmo incrociato rappresenta un arricchimento consapevole e intenzionale creato dalle percezioni congiunte e non separate di modelli ritmici contrastanti. Nelle civiltà primitive il poliritmo o ritmo incrociato appartiene esclusivamente alla musica strumentale. Le voci seguono un andamento unico per la forza coesiva di testi comuni, esse cantano all’unisono o almeno in parallelo. Gli strumenti liberi da vincoli di testo conservano una notevole indipendenza dalle voci e anche tra di loro. Essi coordinano la disparità e la similitudine, la legge e la libertà. Nella fusione di elementi contrastanti e persino in conflitto tra loro.
La forma più semplice di eteroritmo nel senso di cambiamento di ritmo da misura a misura e di ritmo incrociato si definisce con il termine hemiola letteralmente uno e mezzo. Esso deriva dal carattere ambiguo di sei unità di tempo conteggiate come 2x3 e 3x2: la stessa serie di note può dar luogo a un tempo di 6/8 o di ¾. Nello schema hemiola gli intervalli coincidono con le unità di tempo della melodia ma si svolgono spesso in periodi diversi che gli accenti non necessariamente concordano.
Il ritmo incrociato nasce quando la danza ha quattro triple misure contro le tre misure quadruple della melodia, a volte la danza e la melodia raggiungono una conclusione comune solo dopo molteplici ripetizioni di ciascuna. Il paradiso della musica poliritmica è l’Africa bantu.
I musicisti di formazione occidentale troppo facilmente si lasciano indurre a parlare di sincope in questo turbinare di accenti e di parti vocali. Le sincopi deviano dal ritmo regolare rafforzandolo però in quanti tratta di eccezioni che confermano la regola. Nel ritmo africano incrociato sul tamburo la parte vocale sincopata non contraddice ne accresce lo schema regolare e normale.
Comunque sia, il nostro orecchio non registra facilmente ciò che detta il movimento della musica negra, molti i tentativi di decifrazione della poliritmia a partire da registrazioni, Jones con l’elettrografo collegato a tamburi e sonagli, ad esempio, ma niente.

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