Verso una teoria dell’istruzione di Bruner
Bruner, in “Verso una teoria dell’istruzione”, del 1966, affronta i temi principali legati alla costruzione di un curricolo.
La programmazione nella scuola è il rifiuto dell’improvvisazione e della genericità:implica la conoscenza reale della situazione da cui si parte, delle competenza acquisite dagli allievi e dei mezzi concreti a disposizione ; mira a raggiungere obbiettivi di apprendimento e di formazione coerenti con le finalità che la scuola si prefigge e utilizzando appropriati strumenti di valutazione.
Una teoria dell’istruzione è lo studio di questi procedimenti ed è quindi “una teoria dei vari modi in cui è possibile favorire la crescita e lo sviluppo”.
La società si trasforma rapidamente e la scuola deve rispondere in modo nuovo e adeguato ai nuovi bisogni formativi.
Di fronte all’esplosione delle informazioni è impossibile per la scuola assicurare un numero di conoscenze sufficienti per affrontare la vita adulta. Ecco quindi la necessità che la scuola si ponga, come fine dell’istruzione, quello di fornire strumenti e capacità atte a imparare piuttosto che contenuti. L’alunno deve prima di tutto imparare a imparare, e l’apprendimento delle strutture favorisce questo processo.
Poiché l’uomo è un animale sociale, la crescita dell’uomo non può prodursi senza apprendimento.
La comprensione dello sviluppo e il riconoscimento si realizza nell’analisi della capacità di rappresentazione, ovvero la capacità dell’uomo di oltrepassare gli stimoli immediati e di immaganizzare le esperienze passate in modelli.
Per Bruner sono tre le forme di rappresentazione:
-la rappresentazione attiva, basata sull’azione
-la rappresentazione iconica, caratterizzata dall’immagine
-la rappresentazione simbolica, fondata sul linguaggio
La scuola deve favorire tutti e tre i tipi di rappresentazione per salvaguardare un’isruzione organica, complessa ma unitaria, senza che vi siano squilibri tra le varie dimensioni della personalità. Lo strutturalismo permette di salvaguardare l’unitarietà dell’apprendimento a tre livelli:
-sul piano orizzontale, in quanto permette rapporti di integrazione tra le discipline
-sul piano verticale, in quanto le strutture consentono un insegnamento continuo e a spirale, in cui l’alunno ritrova durante la crescita le stesse strutture, rappresentate con linguaggi diversi a seconda dell’età psicologica
-sul piano trasversale, presentando le strutture concettuali con l’utilizzazione di tutte le forme di rappresentazione.
Cosa si intende per curricolo?? ( sinonimo di percorso didattico su un dato argomento)
Gli studiosi individuano le “5 grandi forze di umanizzazione”: la costruzione di strumenti, il linguaggio,l’organizzazione sociale, la prolungata infanzia e il suo sfruttamento a fini pedagogici e il bisogno umano di spiegare la realtà. Individuati i contenuti essenziali di ciascun ambito, si provvede ad ipotizzare le difficoltà, ad approntare materiali, esercizi e metodi. Bruner rifiuta l’approccio deweyano di partire da ciò che è vicino all’esperienza del fanciullo: è proprio lo spiazzamento prodotto da una situazione o da un punto di vista inconsueto che aiuta meglio a cogliere gli aspetti generali e strutturali della realtà studiata.
Le varie parti del corso si articolano in unità didattiche che devono essere predisposte e costruite dal docente secondo un programma ben preciso, analogo a quanto è stato fatto per la programmazione generale. Vengono proposte attività molto diverse, fra cui giochi, congetture e così via, che permettono l’uso dei diversi sistemi di rappresentazione e lo sviluppo tanto intuitivo quanto analitico.
LA DIMENSIONE SOCIALE E CREATIVA DELL’APPRENDIMENTO
L’apprendimento di strutture mira a una formazione completa. Non può riguardare solo la dimensione cognitiva, ma deve favorire anche la creatività, l’arte, la poesia, le competenze pratiche e operative. Bruner aveva ricordato che l’intelligenza umana procede in maniera analitica e per unità complessive, rispettivamente in base al funzionamento dell’emisfero sinistro del cervello e di quello destro. Bruner si è anche occupato delle interazione comunicative precoci fra madre e bambino, del significato che un racconto o una fiaba assumono per la nostra visione del mondo e la nostra strategia di interazione con la realtà.
L’ISTRUZIONE COME NUOVA SFIDA PEDAGOGICA
Negli scritti pedagogici successivi Bruner torna sul tema di fondo del suo pensiero: l’utilizzo delle strutture per costruire i curricoli, superando lo spontaneismo e l’episodicità dell’insegnamento attivo. In essi sottolinea come l’istruzione è un processo di invenzione continua.
La valutazione deve subire una profonda trasformazione, e venire intesa come un accertamento che permette il controllo degli obiettivi raggiunti e quindi un eventuale riorientamento del lavoro e una modifica di eventuali scelte. L’interazione tra docente e alunno, tra classe e istituto, tra scuola e società, postulata dall’attivismo, trova in Bruner una nuova, più profonda formulazione, attraverso la programmazione didattica, nella quale docenti e allievi scoprono di lavorare insieme nel processo di trasmissione e di elaborazione della cultura. “capire e aiutare gli altri a capire sono aspetti complementari di un unico,identico processo”.
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Dettagli appunto:
- Autore: Selma Aslaoui
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Formazione
- Esame: Storia delle teorie dell'infanzia
- Docente: Pironi Tiziana
- Titolo del libro: Cultura pedagogica - la storia
- Autore del libro: Avalle, Cassola, Maranzana
- Editore: Paravia
- Anno pubblicazione: 1997
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