Le difficoltà dell'URSS negli anni '70
Per tutti gli anni ’70 l’URSS riuscì a mascherare i suoi gravi problemi interni ma continuava la corsa agli armamenti. Un successo effimero ma pagato a caro prezzo fu quello in Afghanistan dove i sovietici inviarono alla fine del’79 un forte contingente militare; un esperienza amara che per il suo altissimo costo di vite fu paragonato all’intervento americano in Vietnam. Il mancato rispetto da parte dell’URSS degli accordi della conferenza di Helsinky sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa rappresentarono un altro serio ostacolo al dialogo con l’occidente. Nell’85 dopo la morte di Breznev la segreteria del PCUS fu assunta da Gorbacev. In politica economica il nuovo segretario legò il suo nome alla parola d’ordine Perestrojka proponendo una serie di interventi nel segno della liberalizzazione, sul terreno delle istituzioni si fece promotore nell’88 di una nuova costituzione che lasciava spazio ad un limitato pluralismo. Nel maggio’90 il congresso elesse a grande maggioranza Gorbacev presidente dell’URSS. Particolarmente allarmante era l’emergere di movimenti autonomisti o addirittura indipendentisti; le prime a muoversi furono le 3 repubbliche baltiche (Estonia Lettonia Lituania) annesse all’unione sovietica in seguito al patto Russo-tedesco del ’39. gravi furono gli scontri inter-etnici che a partire dall’88 opposero i cattolici armeni ai musulmani dell’Azerbaigian. Nel’90 la stessa repubblica russa rivendicò la propria autonomia ed elesse Boris Eltsin. Due successivi incontri tra Regan e Gorbacev inaugurarono un clima più disteso nei rapporti USA e URSS, nell’aprile’88 l’URSS si impegnava a ritirare le sue truppe dall’Afganistan, a Parigi nel novembre ’90 i paesi della NATO e del patto di Varsavia, con la significativa partecipazione della Germania riunificata, firmarono un trattato di non aggressione e riduzione degli armamenti.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Cappuccini
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- Facoltà: Scienze della Comunicazione
- Esame: Storia contemporanea
- Docente: Adriana Roccucci
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