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La pace bolscevica - 1918 -

La pace bolscevica - 1918 -



Convinti di poter conquistare in tempi brevi l’appoggio compatto delle masse popolari, i leader bolscevichi affermarono di voler procedere rapidamente alla costruzione di un nuovo Stato proletario ispirato all’esperienza della Comune di Parigi. Per quanto riguardava la guerra, l’ipotesi su cui puntavano i bolscevichi era quella di una sollevazione generale dei popoli europei, da cui sarebbe scaturita una pace equa, “senza annessioni e senza indennità”, ma questa ipotesi non si realizzò e i capi rivoluzionari, che non potevano deludere le attese di pace da loro stessi incoraggiate, si trovarono a trattare in condizioni di grave inferiorità con una potenza che già occupava vaste zone dell’ex Impero russo. La pace separata con la Germania, che fu conclusa il 3 marzo 1918 con la firma del durissimo trattato di Brest-Litovsk, era dunque per i bolscevichi una scelta prima di alternative. Fra la primavera e l’estade del 1918 si ebbero sbarchi di truppe anglo francesi prima nel Nord della Russia e poi sulle coste del Mar Nero, mentre reparti statunitensi e giapponesi penetravano nella Siberia orientale. L’arrivo dei contingenti stranieri servì a rafforzare l’opposizione al governo bolscevico soprattutto quella dei monarchico-conservatori, i cosiddetti “bianchi”. La prima minaccia venne dall’Est, dove l’ammiraglio zarista Kolciak assunse il controllo di vasti territori della Siberia: fu in questa circostanza che lo zar e tutta la sua famiglia, prigionieri nella città di Ekaterinenburg, furono giustiziati per ordine del soviet locale nel timore che fossero liberati dai controrivoluzionari. Frattanto il regime rivoluzionario accentuava i suoi tratti autoritari: nel giugno 1918 tutti i partiti d’opposizione vennero messi fuori legge. Si procedeva nel contempo alla riorganizzazione dell’esercito, ricostituito ufficialmente nel febbraio ’18 col nuovo nome di Armata rossa degli operai e dei contadini. Nella primavera del ’20 le armate bianche erano sconfitte e la fase più acuta della guerra civile poteva considerarsi esaurita dopo oltre due anni di combattimenti che avevano provocato perdite fravissime da ambo le parti e sofferenze inaudite ler l’intera popolazione. Ma proprio nel momento in cui trionfava sui suoi nemici interni, il regime bolscevico dovette subire un inatteso attacco esterno. A sferrarlo, nell’aprile 1920 su la nuova Repubblica di Polonia. Fra maggio e giugno l’esercito polacco dilagò entro i confini russi. La reazione dei bolscevichi fu rapida ed efficace. Ai primi di agosto, dopo una travolgente avanzata, l’Armata rossa giunse fino alle porte di Varsavia, ma a fine agosto una controffensiva polacca costrinse i russi a una precipitosa ritirata. Si giunse nel dicembre 1920 alla conclusione di un armistizio e quindi alla pace, nel marzo 1921. La Polonia vide in parte accontentate le sue aspirazioni territoriali, incorporando ampie zona della Bielorussia e dell’Ucraina.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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