Regia di "Elephant". Tempo della narrazione e personaggi
La trama del film è brevissima, perché essenzialmente non succede nulla. Nulla di rilevante, finale escluso ovviamente. Quelle che ci vengono mostrate sono esistenze banali, non sorprendenti, in una scuola qualunque, di una provincia qualunque, cose che rendono ancora più angosciante questo film. Assistiamo ad una normale giornata in un liceo, dove gli studenti si barcamenano, camminando lentamente, tra mensa, segreteria, palestra,campo da football, aule e soprattutto corridoi. Corridoi che sembrano infiniti. Corridoi per i quali sono seguiti costantemente dalla macchina da presa, alla quale rivolgono quasi sempre le spalle.
Gli studenti/attori interpretano se stessi, di fatto non vengono nemmeno cambiati i nomi. Solo gli adulti sono attori professionisti.
Il film è diviso in capitoli, ognuno dei quali rappresenta la linea narrativa di uno dei protagonisti. Quando entrano in scena, sono presentati attraverso schermate nere, dove appare il loro nome, che interrompono il flusso filmico per alcuni secondi. Alcune linee narrative poi si intrecciano e l’intreccio viene reso attraverso il ralenty, ovvero i personaggi rallentano, si incrociano e poi continuano per la propria strada. Le scene, pochissime nel film, a volte si ripetono identiche, ma cambia la prospettiva dalla quale l’evento è vissuto. Il tempo è modellabile a seconda della percezione dell’individuo. Sono pochi i dialoghi per dipingere i profili d questi ragazzi, sembrano non servire. L’impressione è che i personaggi si muovano come automi governati da una forza misteriosa. Lo sguardo insiste sui primi piani, lasciando spesso lo sfondo più sfocato (utilizzo della semi-soggettiva). Il montaggio è poco presente, nonostante ciò è il cuore creativo del film, che è un susseguirsi di piani sequenza. Il regista smonta ogni meccanismo spettacolare. La colonna sonora è quasi del tutto assente, e quando c’è non sottolinea mai un evento, ma riesce comunque a trasmettere sentimenti profondi e forse incomprensibili. Il tempo della narrazione è stagnante e si sblocca, iniziando a scorrere, solo nell'ultima parte del film, con la preparazione e la realizzazione del massacro. Non c'è una vera e propria storia che segua questi ragazzi, ci sono solo piccoli episodi. L'unica storia che sembra seguire una linea continua è quella dei due studenti assassini.
Continua a leggere:
- Successivo: Massacro di Columbine in "Elephant" di Van Sant
- Precedente: "Elephant" di Van Sant. L'elefante nel salotto degli americani
Dettagli appunto:
-
Autore:
Laura Righi
[Visita la sua tesi: "La campagna pubblicitaria per l'audiovisivo, un'indagine sul ruolo del trailer e del marketing non convenzionale nella promozione cinematografica"]
[Visita la sua tesi: "La complessa psicologia e l'istrionismo dell'Amleto di Laurence Olivier"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Caratteri del cinema contemporaneo
- Docente: Franco La Polla
Altri appunti correlati:
- Sociologia della Salute e della Famiglia
- Storia moderna
- Elementi di antropologia culturale
- Diritto privato
- Diritto commerciale
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- I modelli eziologici del rischio psicosociale: la situazione dei minori in Albania
- Percezione, Persuasione, Stereotipi: La pubblicità come rappresentazione della società
- La violenza agita sulle donne. Studio del fenomeno dal punto di vista dell'uomo maltrattante
- Governo dell'epidemia e linea della razza
- Mors tua vita mea: aggressività e violenza giovanile tra le mura domestiche. Dall'inquietudine all'omicidio
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.