La fase della prima infanzia
Durate il 20mo secolo questa fase è stata oggetto di notevole interesse con la formulazione di numerose teorie sull’importanza che questo primo periodo dopo la nascita riveste per lo sviluppo sociale ed emotivo successivo.
Secondo Bolwby (teoria dell’attaccamento) questo periodo è determinante per creare una base sicura per il bambino e come invece determinati stimoli mancati possano predisporre allo sviluppo di una patologia nelle fasi successive. In questa prima fase è importante la cura sul piano fisico (pratico), emotivo → ad ampio spettro e riguarda l’interesse che un genitore nutre per il bambino; questi processi di cura sono fondamentali per il benessere nelle successive fasi di vita.
Bolwby sottolinea l’importanza del legame tra madre e figlio, la presenza costante di questa figura stimola nel bambino la ricerca della vicinanza e del contatto. Nel momento in cui il bambino trova questo lo mette nelle condizioni di sentirsi sicuro nei pericoli, lo incoraggia nella relazione con gli altri (esplorazione), se questo manca la reazione del figlio cambia. La qualità dello sviluppo è direttamente proporzionale a qualità e quantità degli stimoli che riceve. La relazione madre-figlio è bidirezionale, interazione continua e biunivoca.
Importanza primaria del legame affettivo tra madre e bambino
Alcuni adulti rappresentano una base sicura per il bambino;I processi di adattamento evolutivo possono spiegare l'attaccamento emotivo della prole nei confronti di chi se e prede cura;
La sensibilità emotiva di chi si prende cura stimola la ricerca della vicinanza e del contatto nella relazione con la madre;
Ciò si traduce in sicurezza rispetto al pericolo, assicura calore e nutrimento e incoraggia la socievolezza nella relazione con la madre, opportunità migliori di crescita e sviluppo anche per la specie;
I bambini sono predisposti a rispondere agli stimoli sociali presenti nell'ambiente come parte del processo sopravvivenza-adattamento;
L'insuccesso nello sviluppo di un legame madre-figlio ottimale può essere determinato sia dal caregiver che dal bambino
Questa relazione è importante anche sullo sviluppo neuronale (impatto neuro anatomico).
Grazie a recenti scoperte nell'ambito della biologia evolutiva, delle neuroscienze cognitive e dell’ ecologia sociale è divenuto sempre più evidente che la prima fase dello sviluppo cerebrale nell’uomo fornisce al neonato più di un sistema comportamentale adattivo.
Quanto questi processi neurali vengano utilizzati dipende dalle sollecitazioni ricevute dal mondo esterno.
Il bambino ha un ruolo attivo nel proprio sviluppo, mette in atto una gamma di risposte alle modificazioni che percepisce dall’ambiente sociale (o solo rispetto ai caregiver) e, in modo rilevante, partecipa in maniera attiva allo sviluppo della relazione madre-figlio.
I neonati sviluppano dei “modelli operativi interiori” di relazione che servono come programma psicologico per lo sviluppo delle funzioni interpersonali durate la seconda infanzia e le fasi successive della vita.
Questo modello riguarda una serie di processi informativi che ricevono, immagazzinano, organizzano, decifrano e valutano gli stimoli esterni, al fine di produrre modelli comportamentali che osserviamo in differenti contesti sociali. Questo è importante perché l’essere vulnerabile a certi disturbi, trae origine dalla relazione, di maggior qualità è l’interazione, più diminuisce la vulnerabilità a determinate problematiche.
Tale modello produce effetti differenziati sullo sviluppo della competenza sociale, della capacità di comprendere gli altri e di esercitare un controllo sulla capacità di risposta nei momenti di conflitto interpersonale.
Quindi le vulnerabilità per disturbi emotivi e comportamentali nei bambini potrebbero davvero trarre origine da anomalie nella costituzione della relazione precoce con coloro che si prendono cura di loro.
Interazione sicura: accoglie la madre con sorrisi e gesti di piacere → successive relazioni genitore-figlio armoniose e cooperative; maggiori abilita di socializzazione e popolarità tra i pari; concetto positivo di sé; buona memoria semantica; maggior attenzione e concentrazione; maggiore resilienza in età scolare.
Questo tipo di attaccamento/interazione ha quindi conseguenze positive, crea una situazione di resilienza in età scolare.
Interazione insicura: mancano sia il piacere che la ricerca di vicinanza, oppure subentra rabbia, disinteresse, rifiuto, confusione o comportamenti incoerenti, è precursore di deficit di relazione genitore-figlio; tendenza all'insuccesso nel normale sviluppo sociale; vulnerabilità emotiva e comportamentale in famiglia e tra pari, difficoltà a creare legami stretti con gli altri.
INIBITO: in cui il bambino mostra resistenza all’essere confortato, ipervigilanza e ritiro sociale (socialmente inadeguato)
DISINIBITO: caratterizzato da una socievolezza indiscriminata e da legami poco selettivi.
I dati della letteratura dicono che se vengono fornite condizioni migliori entro i 5 anni d’età è possibile ottenere un recupero notevole
se è seguito da persistenti esperienze negative → disturbi ansiosi e comportamentali II infanzia, se si protraggono più a lungo invece aumenta la vulnerabilità individuale.
Relazioni con altre figure di riferimento e caratteristiche del bambino
DISTURBI DELL’ATTACCAMENTO
• Maltrattamento (fisico e sessuale), abbandono fisico e denutrizione • Trascuratezza emotiva, indifferenza, anche se con un’adeguata alimentazione (il genitore lo ascolta fisicamente ma non sul piano emotivo);
• Genitorialità negativa dal punto di vista emotivo con uno stile comunicativo critico e ostile, nonostante un ambiente sicuro e protettivo dal punto di vista fisico (mina lo sviluppo dell’autonomia);
• Un ambiente emotivo iperprotettivo e indulgete in cui il bambino non è soggetto ai necessari e costruttivi controlli comportamentali ed emotivi
• Effetti negativi pervasivi sullo sviluppo del neonato e del bambino, dal punto di vista sociale, comunicativo, cognitivo e comportamentale;
• disabilità specifiche nel linguaggio (scarsa articolazione-grave ecolalia);
• deficit cognitivi legati ad una duratura deprivazione psicologica nella prima infanzia; ritiro sociale e comportamenti disorganizzati, bassa tolleranza alla frustrazione, scarso controllo delle emozioni; alti livelli di distraibilità, problemi dell’esternalizzazione.
FATTORI PROTETTIVI
Una buona genitorialità consiste nel trovare il giusto equilibrio tra le cure materiali ed emotive e l’esercizio di un controllo esterno sul comportamento del bambino:
• Sensibilità verso i comportamenti del bambino
• Negoziazione al momento della richiesta
• Regole all’interno di un contesto chiaro (genitorialità autorevole)
• Capacità anticipatorie (sa anticipare e prevenire le reazioni del figlio), valutazione del rischio, minimizzazione dell’incertezza e dell'imprevedibilità
• Gratificazione per i successi e tolleranza per i fallimenti nel gioco e nella socializzazione.
DISTURBI DELLA GENITORIALITÀ
• Una genitorialità disturbata con le caratteristiche sia dell’ipercoinvolgimento sia della deprivazione comporta, in entrambi i casi, un aumento dei rischi per i disturbi mentali comuni nella vita successiva; tuttavia ciascuno di questi eventi, genitorialità disturbata e disturbo mentale, può verificarsi in modo indipendente dall’altro. • Genitori con comportamento antisociale hanno un tasso maggiore di insensibilità, genitorialità rigida e tendenza a stabilire dei limiti
• La discordia cronica tra i genitori, che spesso comporta separazione e violenza, mina la vulnerabilità, ha effetto sui disturbi mentali comuni nei bambini, indipendentemente da una capacità genitoriale scadente.
L'origine precoce di disturbi emozionali e del comportamento è invariabilmente associata a difficoltà nei rapporti con i genitori e a disaccordi tra i coniugi sull'educazione del bambino.
La guarigione è associata ad un miglioramento dell'ambiente familiare che permette al bambino di tornare su una traiettoria di sviluppo normale.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Veronica Rossi
[Visita la sua tesi: "Isterectomia, ovariectomia e mastectomia: conseguenze psicologiche, sessuali, sociali e strategie d'intervento"]
[Visita la sua tesi: "La discriminazione linguistica nelle relazioni intergruppi"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia
- Esame: Psicopatologia dell'età evolutiva
- Docente: Carlotta Belaise
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