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Diagnosi sistemica alla schizofrenia


La diagnosi sistemica sposta la designazione dal singolo coinvolgendo tutti i membri del gruppo nella responsabilità comune di affrontare e superare insieme comuni difficoltà. La diagnosi non corrisponde più ad un’esigenza classificativa, ma ha implicazioni immediatamente operative, perché si proietta in modo diretto in una prospettiva di cambiamento.
L’approccio sistemico modifica il significato dell’intervento terapeutico che diviene un processo volto a favorire la riassunzione della devianza individuale nel gruppo naturale in cui compare, stimolando un cambiamento che coinvolge tutto il gruppo, affrontato nella sua globalità. Invece che curare o guarire un individuo, il terapeuta dovrà produrre cambiamenti e trovare soluzioni nella situazione interpersonale in cui il comportamento deviante si manifesta.
Il processo terapeutico è volto a consentire al sistema di sperimentare modelli alternativi di funzionamento e di interazione. L’operatore psichiatrico coinvolge tutte le persone partecipi a quella situazione, coinvolgendole nella ricerca di soluzioni per una difficoltà che ridefinisce come difficoltà comune.
L’approccio terapeutico a situazioni etichettate come schizofreniche si è in questi anni basato su alcune ferme convinzioni:
considerare vera l’idea che si tratta di individui che sono contemporaneamente intrappolati in un legame sociale che limita la loro maturazione ed esposti ad una situazione nuova che richiede uno sviluppo del loro livello di maturazione;
il linguaggio schizofrenico è comprensibile se abbiamo informazioni sul contesto in cui è inserito;
la gravità del problema dipenderà in gran parte da come gli altri (famiglia e operatori) si porranno di fronte ad esso.
Una famiglia senza tempo, in cui gli adulti non invecchiano e i figli non crescono, congelata in una dimensione extrareale della sua tragica incapacità di adeguarsi e modularsi sullo scorrere degli eventi esterni e del costume. I ruoli fissi e non  suscettibili di modificazione, rendono genitori e figli eternamente tali, incatenati gli uni agli altri in una dipendenza reciproca che rende minaccioso e insopportabile per i figli il distacco, e per i genitori la sua accettazione.
Come una fortezza inespugnabile e chiusa all’esterno, serrata intorno a una rigida prassi di regole e transazioni che si auto perpetuano, la famiglia, gruppo microsociale, perde allora la sua funzione di mediatrice della realtà sociale al bambino e al giovane.
All’interno del sistema schizofrenico, la vita scorre uguale a se stessa, scollata e indifferente alla realtà storica e sociale, all’evolversi dei valori, al succedersi naturale dei cicli vitali.

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