La funzione dello psicoterapeuta nella terapia schizofrenica
Lo psicoterapeuta dovrà fare attenzione all’influenza esercita dall’insieme dei gruppi di cui l’individuo fa parte (scuola, lavoro, famiglia), dalle reazioni del mezzo sociale al comportamento deviante di cui l’individuo si è reso protagonista, ma anche al processo di sviluppo delle sue modalità di relazionarsi, ovvero al suo contesto di apprendimento.
Il lavoro psicoterapeutico viene inteso come un lavoro di rielaborazione della propria storia nel senso che, con l’aiuto del terapeuta, il singolo individuo, la coppia, la sua famiglia escono dal contesto in cui sono immersi, ristrutturano i dati della loro storia passata e attuale, creano e trasformano nuovi processi storici di cui diventano protagonisti.
Un determinato contesto dovrebbe definire una certa distribuzione di ruoli e sollecitare, tra coloro che comunicano, finalità, propositi e aspettative conformi alla situazione contestuale. L’esistenza o meno di tale contesto deve essere continuamente sottoposta a controllo (metacontesto). Per metacontesto si intende il conoscere e il far conoscere esplicitamente intorno al conteso: conoscere in quale tipo di contesto hanno luogo e derivano il significato, le transazioni in atto tra i partecipanti. Solo comunicando sulla comunicazione (metacomunicazione) e sul contesto in cui essa ha luogo, i messaggi acquisiscono un significato precisabile e passibile di controllo. I sintomi vengono presi in considerazione all’interno del contesto di retroazioni ricorsive che li automantengono. Il termine stesso “paziente” viene sostituito da termini quali “capro espiatorio” o “paziente designato”, intendendo così coloro che fanno da altoparlante al disagio di tutti e che segnalano attraverso il loro malessere, la disfunzionalità del sistema. Il sistema familiare diventa il paziente.
Il sintomo come funzione all’interno del sistema rischia però di far pensare al paziente come colui o colei che si sacrifica per il bene comune ed è una vittima del sistema.
Perché un sintomo venga scelto e mantenuto deve colludere in qualche modo con le dinamiche comunicative, cognitive e comportamentali del sistema in cui il paziente è immesso.
I sintomi sono segnali di malessere utili, un sistema di allarme nel processo di evoluzione della famiglia fatto di equilibri e squilibri costanti.
Continua a leggere:
- Successivo: Diagnosi sistemica alla schizofrenia
- Precedente: L’intervento sulla famiglia e sul contesto di vita nella cura della schizofrenia
Dettagli appunto:
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Psicologia
- Titolo del libro: Terapia ragionata della schizofrenia
- Autore del libro: Cantelmi T, De Santis A, Scione G
- Editore: Scione Ed.
- Anno pubblicazione: 1998
Altri appunti correlati:
- Psicologia Clinica
- Igiene mentale. Psichiatria e prevenzione.
- La diagnosi in psicologia clinica
- Psicopatologia differenziale
- Psicopatologia dell'età evolutiva
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- Le allucinazioni uditive nella schizofrenia: ipotesi biologiche ed ipotesi psicologiche a confronto
- Percorsi di integrazione sensoriale nel trattamento delle psicosi
- Le Allucinazioni Uditive: aspetti teorici e l'esperienza di un gruppo di auto mutuo aiuto in un CSM Romano
- La schizofrenia in ambito psichiatrico residenziale
- L’effetto placebo nella schizofrenia
Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.