I bambini e i mezzi di comunicazione di massa
Tempo di esposizione alla TV: 6-10 anni (media 3 ore/giorno con punte di 6, nel 1988).
Meno del 50% dei bambini di età inferiore ai 6 anni è in grado di capire la metà di materiale televisivo che dagli adulti viene giudicato come adatto a quella età. Gli episodi di violenza vengono giudicati con criteri diversi da quelli degli adulti (più dei contenuti, influiscono le caratteristiche percettive). E’ necessario considerare le capacità sociali, emozionali e cognitive raggiunte (capacità di attenzione, rappresentazione, comprensione, ritenzione di info, assunzione di ruolo).
Anche i bambini molto piccoli non sono fruitori passivi della TV: pur esposti per molte ore, mantengono o distolgono l’attenzione in funzione della comprensibilità e dell’interesse del contenuto, utilizzando spesso il sonoro come indicatore predittivo. Mentre il numero di elementi ricordati di una storia può essere persino più alto nei bambini più piccoli, solo a partire degli 8 anni il bambino ha un livello di elaborazione semantica, capacità di fare inferenze e disponibilità di conoscenza schematiche tali da permettergli di cogliere le informazioni centrali di una storia nonché quelle implicite che giocano un ruolo essenziale nel suo dispiegarsi. La distinzione tra programmi e pubblicità è problematica fino a 6 anni, tra i 7 e i 10 anni non è chiara la funzione della pubblicità, ma c’è delusione per oggetti presentati come meravigliosi che si rivelano poi stupidi e noiosi. Verso gli 11-12 anni è chiaro l’intento di vendita e profitto della pubblicità, ma permane (come nell’adulto) l’influenza e il comportamento d’acquisto. La distinzione tra personaggi di realtà e di fantasia è problematica è fino ai 9-10 anni.
Gli studi sulla relazione tra fruizione della televisione e sviluppo cognitivo, apprendimento scolastico e creatività hanno dato risultati controversi (correlazioni spurie, prodotte da variabili socio-demografiche e personali):
interruzione di 6 settimane nell’utilizzo della tv → aumento Q.I. e stimoli ad attività (lettura e pittura);
utilizzo della TV → effetto positivo nel ridurre il gap tra gruppi con differente status sociale;
elevata fruizione di TV → capacità di lettura minore in bambini con Q.I. medio alto, ma maggiore in bambini con Q.I .basso;
esposizione a programmi ben costruiti, in determinate condizioni di visione → effetti positivi sull’apprendimento.
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Autore:
Alessio Bellato
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- Università: Università degli Studi di Padova
- Facoltà: Psicologia
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