Teorie dell'apprendimento sociale: dalle condotte imitative al modellamento
L’apprendimento teorizzato da Bandura si realizza senza che si rendano necessari comportamenti prove-errori-rinforzi/punizioni, ma attraverso la riproduzione di comportamenti osservati; ciò avverrebbe né intenzionalmente né consapevolmente: l'imitazione può avvenire a distanza di tempo, senza che il soggetto imitante sia in grado di stabilire alcun legame tra le sue attuali azioni e quanto visto tempo addietro.
Esistono correlazioni e relazioni causali tra l’esposizione a contenuti violenti e comportamenti aggressivi:
sia nel breve periodo → Bandura: esperimento con bambini e pupazzi. La visione di un film violento porta a un aumento delle condotte aggressive nella settimana di proiezione, meno marcato nella successiva.
sia nel lungo periodo → gap 10 anni: è più probabile che sia l'esposizione a contenuti violenti a produrre condotte aggressive e non il contrario.
Ruolo di diverse variabili sulle condotte imitative di tipo aggressivo:
ruolo delle caratteristiche disposizionali: il numero dei comportamenti aggressivi durante la partita di hockey risultava correlato sia alla visione di film violenti, sia al grado di aggressività dei soggetti;
ruolo del contesto: maggior controllo dei bambini, se adulti presenti.
Gli effetti non si manifestano sempre, si manifestano in modo variabile. Occorre ricorrere ad un modello multicausale, che preveda componenti di personalità del soggetto e fattori contestuali.
Teorie su effetti dei mass media nell’indurre/ facilitare la messa in atto di condotte aggressive:
1. Teoria dell’apprendimento sociale: la violenza aumenta l'aggressività nel fruitore, soprattutto se i comportamenti osservati sono ricompensati;
2. Teoria della disinibizione: la prolungata esposizione a comportamenti violenti li fa percepire come “normali” e provoca l’abbassamento della soglia di inibizione;
3. Teoria dell’arousal: l’esposizione a contenuti violenti provoca arousal e aumento delle tendenze di risposta, aggressivo o meno a seconda delle caratteristiche disposizionali del soggetto;
4. Teoria dello stato d’animo: gli spettacoli violenti provocano uno stato d’animo negativo nell’individuo, che tende a percepire gli eventi e a comportarsi in accordo con quello stato;
5. Modello cognitivo dell’associazione semantica (memoria = rete di associazioni semantiche): l'attivazione di un nodo della rete si diffonde ai nodi ad esso collegati, quindi la visione di contenuti violenti funziona da “prime” e attiva in memoria la relativa area semantica, facendo sì che le successive informazioni in entrata vengano più facilmente elaborate a partire da questi schemi e le risposte comportamentali vengano organizzate in accordo ad essi; non solo, ma nel tempo ripetute attivazioni della stessa area rendono sempre più facile l’accesso ad essa in memoria a lungo termine.
Sembrano disconfermate:
teoria della catarsi (visione di spettacoli violenti come “valvola di sfogo” dell’aggressività che così non sfocerebbe in effettivi comportamenti aggressivi);
teoria della predilezione (sono le persone disposizionalmente violente che cercano gli spettacoli violenti);
teoria dell’ostracismo (le persone violente trascorrono più tempo da sole, ergo guardano più TV, ergo più spettacoli violenti);
teoria del convenzionalismo (sono proprio le persone più placide quelle che passano più tempo davanti alla TV, ergo le più esposte a spettacoli violenti).
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Autore:
Alessio Bellato
[Visita la sua tesi: "Il trattamento di gioco nei bambini con autismo"]
- Università: Università degli Studi di Padova
- Facoltà: Psicologia
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