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Le regole d'esperienza




La valutazione del giudice si fonda, oltre che su un complesso di dati obbiettivi, su regole di esperienza in assenza delle quali non sarebbe possibile la valutazione di tali dati. Dette regole si distinguono dalle massime di esperienza per il grado di minor sicurezza che la valutazione contenuta nelle prime ha rispetto alle seconde.
La regola di esperienza è anzitutto indispensabile per la valutazione del fatto rappresentativo e, cioè, della prova. Se un teste asserisce di aver visto un determinato fatto l'attendibilità delle sue dichiarazioni è effettuata sulla base di regole di esperienza rapportate, ad esempio, all'età del teste, alle sue condizioni mentali e fisiche, alle condizioni di visibilità. Una volta ritenuto attendibile  il fatto rappresentativo sulla base di regole di esperienza si può ritenere provato il fatto imputato se quest'ultimo è oggetto del mezzo di prova.
La regola di esperienza è sempre indispensabile per provare elementi o requisiti della fattispecie criminosa che, per loro natura, sono difficili da provare.
A ben vedere, la regola d'esperienza in ordine all'accertamento del fatto imputato appare indispensabile persino quando il fatto imputato risulti provato in maniera diretta. Peraltro, la regola d'esperienza, nonostante la presenza di prove dirette del fatto imputato, appare indispensabile anche per provare il nesso di causalità. Ciò è vero in processi nei quali la prova del nesso casuale appare di estrema difficoltà.

Tratto da LINEAMENTI DI PROCEDURA PENALE di Enrica Bianchi
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Dettagli appunto:

  • Autore: Enrica Bianchi
  • Titolo del libro: Lineamenti di procedura penale
  • Autore del libro: Gilberto Lozzi
  • Editore: Giappichelli
  • Anno pubblicazione: 2008

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