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Il rinnovamento in "La dolce vita"

Il rinnovamento in "La dolce  vita"


Suscita un grande scandalo per la presunta mancanza di speranza che pervade tutta l’opera

La nascita del luogo Via Veneto
Via Veneto viene ricostruita per interno negli studi di Cinecittà; viene mostrata 4 volte, tre in notturna ed una all’alba:
- Marcello e Maddalena si allontanano dal night club
- Marcello torna con Sylvia dopo la notte alla fontana di Trevi
- Incontro con il padre (più lunga e significativa quasi 5 minuti)
- Incontro con Nico prima della festa

Via Veneto è uno dei pochi luoghi che torna nella Dolce vita gli altri sono:
La casa di Marcello--> è definita per difetto, è uno spazio qualsiasi che non definisce
La casa di Steiner--> è strabordante di elementi che concorrono a definire il carattere e lo status del personaggio con i suoi valori di riferimento.
Via Veneto si trova a metà tra i due, non è così poco personale come la casa di Marcello ma non è mai teatro degli eventi che coinvolgono i suoi abitanti come è invece la casa di Steiner.
Nella Via non succede quasi mai nulla di importante, è un luogo di passaggio che svolge però la funzione fondamentale di permettere ai personaggi di trovarsi e orientarsi.
Per Marcello è anche il luogo di confronto con l’immagine della famiglia, si caratterizza come una continuità simbolica tra l’ambiente domestico e la casa dall’immagine in dissolvenza di Emma al telefono e le insegne della via.
La peculiarità è che lo spazio di via veneto non è restituito attraverso i classici campi lunghi o lunghissimi, ma attraverso immagini che ne rendono difficile una contemplazione totalitaria. La scena è sempre pullulante di persone e oggetti che rendono problematica la visione. Spesso è ripresa come sfondo animato ai primi piani di Marcello.
Via Veneto è molto più presente nella parodia del film: Totò, Peppino e la dolce vita.
L’unico momento in cui agli spettatori viene offerta una panoramica della strada è l’ultima volta che la vediamo, la macchina da presa fissata su un dolly si solleva dal piano stradale.
Se tale ripresa fosse stata all’inizio si sarebbe definita come il tradizionale establishing shot mentre essendo utilizzata una volta esaurite le necessità di descrizione e contestualizzazione, rappresenta soltanto un premio dato agli spettatori.
Da sottolinearsi anche come l’iconografi della via e di questa ripresa in particolare non sia nuova, ma riprende delle foto dell’epoca. Fellini non inventa via Veneto, ma utilizza la fenomenologia di un simulacro già chiaramente riconoscibile.

Tratto da IL CINEMA ITALIANO TRA GLI ANNI '60 E '70 di Asia Marta Muci
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