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Sacrifici sciti agli dei



Gli Sciti compiono però sacrifici. Sacrificano a tutti gli dei con lo stesso rito, che però varia leggermente a seconda della divinità evocata. Non avendo templi essi non anno spazi sacrificali ben delimitati: la vittima è condottta sul luogo e inizia la cerimonia. Il narratore segnala 3 assenze: assenza di fuoco, assenza di offerta di primizie e assenza di libagioni. Questi 3 punti sono per Erodoto criteri di differenza. La cosa sconcertante è che la libagione gli Sciti la praticano solo in onore di ares, sulla testa della vittima, prima di sgozzarla. Si tratta però di vittime umane. Gli Sciti poi ignorano la consacrazione...per i greci ad es. essa serve ad ottenere l'assenso della vittima, che scuote la testa. Ecco la differenza tra un sacrificio violento e uno non violento. Gli Sciti poi non sono coltivatori...di solito c'è l'associazione tra orzo e vino e la macellazione...i greci asociano nel sacrificio piante coltivate e animali domestici, gli Sciti ignorano le piante coltivate. Poi abbattono l'animale di sorpresa: esso non viene sgozzato ma soffocato, e il suo sangue non scorre. Nessuno usa lo strangolamento, a parte in alcuni casi gli egiziani e i persiani = i non greci. Per i greci sembra essere una maniera molto violenta di dare la morte. Nel sacrificio greco il sangue cola, e per gli dei, raccolto in un vaso speciale e versato nella terra intorno. Gli Sciti non hanno neppure un luogo consacrato all'irrigazione.

Tratto da ERODOTO, IL PADRE DELLA STORIA? di Dario Gemini
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