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Caratteristiche del mito di Ulisse nel Novecento


Alla poesia del Novecento, quello che interessa è l’Ulisse inquieto, sostanzialmente privo dei requisiti di imperturbabilità tratteggiati dalla tradizione Seneca- Leopardi (nello Zibaldone Leopardi definisce Ulisse come “paziente” e perciò poco “amabile”).
Gli scrittori novecenteschi seguono principalmente il filone di Dante e Tennyson, entrambi accomunati dall’ammirazione empatica per il protagonista del “folle volo”.
La polarità Dante-Tennyson percorre L’Ultimo viaggio di Ulisse, il poemetto di Arturo Graf incluso nelle Danaidi (1897) nel quale si narra che, quattro anni dopo il ritorno a Itaca, l’eroe continua a raccontare compiaciuto le passate avventure finché, dopo altri quattro anni, sente nascere in lui un insopportabile tedio che lo induce a salpare di nuovo verso l’ignoto e a giungere alla fine già narrata nell’Inferno
Ulisse = eroe navigatore emblema della sete di conoscere, vero titolo di nobiltà umana.
Minore rilievo dato al fattore trascendente  al “com’altrui piacque” dantesco si sostituisce nel poeta moderno l’idea che il fallimento dell’impresa non sia che il segno dell’intrinseco limite dell’uomo.

Tratto da ULISSE E IL VIAGGIO di Livia Satriano
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