Il montaggio e l'effetto Kulesov
La prima e più elementare funzione del montaggio è dare l'illusione che due porzioni di spazio, riprese in luoghi diversi, costituiscano le componenti di una scena unitaria e continua. Questa impressione di unità di luogo e di continuità di tempo è il risultato sicuramente di una serie di accorgimenti adottati in sede di ripresa e di montaggio ma anche di una cooperazione dello spettatore che integra le informazioni desunte dalle singole inquadrature attivando una serie di relazioni spazio temporali suggerite dalla loro successione.
L'effetto Kulesov.
L'esempio classico è il cosiddetto effetto Kulesov, dal nome del regista che lo ha sperimentato. Nel 1918 Kulešov, con l'intenzione di dimostrare le sue idee riguardo l'importanza del montaggio nel film, effettuò un esperimento: da un vecchio film dell'epoca zarista scelse un grosso piano sul viso abbastanza inespressivo dell'attore principale, che replicò in tre esemplari. Affiancò allora a ciascuno di essi un altro piano. Nel primo caso, si ha il piano di un tavolo sul quale è posta una scodella di zuppa: gli spettatori, interrogati, affermano che negli occhi del personaggio si evidenzia che ha fame. Nel secondo caso, si affianca al grosso piano del viso il piano di un cadavere disteso: gli spettatori affermano negli occhi dell'attore si scorge una grande tristezza. Nel terzo caso, si affianca al piano del viso quello di una donna nuda: gli spettatori affermano infine che nello sguardo dell'attore si denota una grande eccitazione. Peraltro, tutti gli spettatori sono d'accordo nel riconoscere il talento incontestabile dell'attore. Con questa esperienza, Kulešov dimostrò che un piano isolato non ha nessun senso, ma lo prende invece da ciò che lo segue o lo precede. Lo spettatore prova, infatti, sempre a stabilire un legame logico tra due inquadrature che si succedono e che non hanno necessariamente un legame diretto. Lo spettatore non può trattenersi dal creare dei legami, ed è possibile conseguentemente rovesciare il senso, guidando lo spettatore nello stabilire i legami. Il cineasta può mirare al raggiungimento di certi effetti mediante il montaggio, influenzando così la riflessione dello spettatore.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
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- Università: Università degli Studi di Cagliari
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia e critica del cinema
- Docente: Stefania Rimini
- Titolo del libro: Saper vedere il cinema
- Autore del libro: Antonio Costa
- Editore: Bompiani
- Anno pubblicazione: 1985
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