La lettura delle opere di B. Berenson
L'elaborazione teorica di Berenson risente sia della teoria della pura visibilità sia della teoria dell'Einfuhlung. Interpretando generalmente l'opera d'arte come pura forma e dividendo l'arte in maniera duale tra decorazione e illustrazione si lega al puro visibilismo e a Fiedler. Fondando il giudizio sulle reazioni dello spettatore, dando rilievo al momento e alle reazioni psicologiche del processo creativo, riconducendolo però solo all'immedesimazione del soggetto con l'oggetto artistico, si avvicina all'Einfuhlung di Vischer, probabilmente mediato dal puro visibilista Von Hildebrand, dato che i due concordano (Berenson e Hildebrand) sul tema della vivificazione della natura come corpo agente del trasferimento delle sensazioni dal soggetto all'oggetto e sull'idea che non possano esistere forme non significanti. Entrambi poi concordano sulla finalità dell'oggetto artistico, che è suscitare l'effetto di tridimensionalità o tattilità plastica.
Nelle letture delle opere d'arte Berenson si dimostra soprattutto conoscitore, e lo dimostra nel libro Il disegno dei pittori fiorentini. Berenson qui tratta l'attribuzione e la distinzione delle varie maniere, considerando sicuramente il metodo morelliano ma avvertendone i limiti, che tenterà di superare introducendo il criterio soggettivo della valutazione della qualità di un maestro nei confronti di un altro, della sua attività disegnativa rispetto a quella pittorica, del suo contributo all'umanizzazione dell'uomo, un punto questo, che assieme a quello della difesa della classicità, diverrà il suo tema ricorrente e fondamentale. Il classicismo di Berenson non è accademico ma basato sulla difesa della classicità che l'arte greca prima e l'arte fiorentina dopo hanno intrapreso, vedendo in essa il simbolo più alto della difesa della personalità umana, della ragione, della libertà. Il contatto con l'opera d'arte, in nome di ciò, non è mai un contatto professionale, ma profondamente umano e spirituale; un modo di esaltare la propria vitalità e di arricchire la propria esperienza. Ciò spiega anche il suo giudizio negativo verso periodi come il tardo antico o il barocco, o ad alcuni movimenti come il surrealismo e l'espressionismo, considerati un ritorno alle barbarie e al primitivismo dell'espressione linguistica e figurativa. Esse non hanno fantasia, anche se hanno intelligenza. C'è tanta ricchezza di trovate quanto povertà di fantasia. Dalla nuova trovata all'ermetismo il passo è bvreve. L'arte contemporanea è ermetica perchè con le sue premesse non ha il senso del mistero o lo slancio verso il divino.
Continua a leggere:
- Successivo: Il formalismo di Roger Fry (Highgate1866 – Londra 1934)
- Precedente: La vitalità dell'opera d'arte di Bernhard Valvrojenki Berenson
Dettagli appunto:
-
Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della critica d'arte
- Docente: Valter Pinto
- Titolo del libro: La critica d'arte del Novecento
- Autore del libro: Gianni Carlo Sciolla
- Editore: Utet
- Anno pubblicazione: 2006
Altri appunti correlati:
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- L’iconografia di San Ludovico di Tolosa in età Angioina.
- Alighiero Boetti: storia di una letteratura critica
- Bartolomeo Vivarini
- Origine ed evoluzione dell'Iconografia della Morte nel Medioevo in Italia. L'incontro dei tre Vivi e dei tre Morti, il Trionfo della Morte e la Danza Macabra
- L'evoluzione del concetto di "momento decisivo" nella Street Photography contemporanea
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.