Giusnaturalismo in Fichte
Anche il pensiero politico presenta un percorso evolutivo per cui nella sua prima fase egli rimane legato a quei principi secondo cui al di là del diritto positivo, esiste un diritto naturale o razionale per cui è la ragione il principio primo. Essa in realtà lo è anche della morale con la differenza che quest’ultima riguarda l’ambito dei rapporti personale che l’individuo intrattiene con se stesso, mentre quello riguarda la società. Esse hanno anche in comune la promozione della libertà umana. Fichte distingue allora tra
diritti inalienabili che entrano nella definizione essenziale del concetto di uomo
diritti alienabili che differiscono per coscienza; essi possono essere ceduti o scambiati attraverso contratti => così nasce la società.
Un tipo di contratto particolare è il contratto sociale attraverso il quale si passa da una società naturale allo Stato. In esso i comandi della ragione diventano vere e proprie leggi positive e nello stesso tempo vi è la possibilità di allargare la giurisdizione per disciplinare i rapporti sociali. Ma lo Stato non è indispensabile secondo Fichte per il mantenimento dell’ordine sociale nel momento in cui gli uomini sviluppassero appieno la loro coscienza morale. In realtà lo Stato potrebbe diventare un impedimento per il normale godimento della proprietà per cui è auspicabile una società senza Stato. Per questo motivo Fichte legittimava la rivoluzione francese vista come lo sforzo di sostituire un contratto sociale iniquo con uno più aderente a principi egualitari e liberali.
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Dettagli appunto:
- Autore: Carlo Cilia
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della filosofia contemporanea
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