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Il cinema di Luchino Visconti


Visconti è l’aristocratico del cinema italiano, colui il quale ha annunciato il neorealismo nel 1943 con il suo Ossessione, e che negli anni ’50 ha imposto meritatamente il suo cinema di impegno politico, legato a doppio filo con una minuziosa ricostruzione di ambienti ed eventi storici (vedi Senso, del 1954). Negli anni ’60 realizza alcune opere fondamentali.

Rocco e i suoi fratelli (1960).

Visconti propone il grande spettacolo soffermandosi su una realtà sociale bassa, quella di una famiglia meridionale che vive in uno scantinato all’estrema periferia di Milano. Tra salti da Dostoevskij a Mann, con forti incursioni nel melico, Visconti racconta una drammatica disgregazione familiare, dipingendo un affresco poeticamente crudo. Visconti guarda Milano con gli occhi degli immigrati, e ne fa un palcoscenico immenso, nebbioso, freddo e ostile, dove a recitare è una tragedia familiare in bilico tra tragedia e melodramma.

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