"Arte e tecnica del film" di Chiarini. Mezzi di espressione
Le teorie su cinema e linguaggio si distinguono per la loro attenzione a componenti, natura e regole del linguaggio cinematografico (nei suoi 4 nuclei); i mezzi espressivi del cinema sono studiati in "Arte e tecnica del film" (1962) da Chiarini, il fondatore, con Barbaro, del Centro Sperimentale di Cinematografia, in un’opera che riassume un’attività critica iniziata negli anni ’30 e attenta agli aspetti tecnici ed operativi che talora la semiotica del cinema ignora (riprese, recitazione); ci si concentra su soggetto, trattamento e sceneggiatura, di cui il primo è il più ricercato (quotazioni più alte) ma spesso non è studiato, anche se proprio nel soggetto è presentato in sintesi il film con i suoi punti principali; la sceneggiatura traduce in dettaglio il soggetto mediante un trattamento produttivo. Il rapporto tra cinema e altre arti è anch’esso studiato da Chiarini, anche se è centrale in molte analisi postbelliche e viene dimenticato solo dalla semiotica linguistica degli anni ‘70-’80; si cerca la “specificità” del cinema, come già aveva fatto Arnheim negli anni ’30 individuando nel cinema la stilizzazione del dato percettivo, in una prospettiva formalista in cui la “povertà” della riproduzione cinematografica ne diviene la “ricchezza”; Arnheim teorizza successivamente un’estetica delle arti visive in base a schemi fondamentali (simmetria, regolarità…) che organizzano la percezione spaziale e che l’opera d’arte può confermare o smentire, come per la “Pesca notturna ad Antibes” di Picasso, in cui centro e contorno vengono confusi e si infrangono le convenzioni di organizzazione dello spazio, al di là dei singoli oggetti rappresentati; Rohmer applica al “Faust” di Murnau un’analisi degli spazi analoga a quella di un dipinto, distinguendo spazio pittorico, architettonico e filmico (mentale dello spettatore). Le grammatiche filmiche prescrivono norme di realizzazione filmica, ma possono fondare teorizzazioni più complesse. L’immagine come “segno e valore estetico” è una definizione che rimanda alla distinzione significante / significato, pur senza una teoria linguistica compiuta e rigorosa alla base (come avverrà per la semiotica del cinema), e per “valore” si intende il significato estetico.
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Autore:
Massimiliano Rubbi
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- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Semiologia del cinema e degli audiovisivi
- Docente: Antonio Costa
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