Appunti su alcune tematiche dibattute da intellettuali e teologi medioevali. Dal concetto di causalità alle definizioni di necessità e contingenza, fino al tema della creazione divina, che ha impegnato pensatori compulsivi come Sant'Agostino. Si trovano i nomi di Guglielmo di Ockham e i grammatici Donato e Prisciano.
Questioni filosofiche medioevali
di Carlo Cilia
Appunti su alcune tematiche dibattute da intellettuali e teologi medioevali. Dal
concetto di causalità alle definizioni di necessità e contingenza, fino al tema
della creazione divina, che ha impegnato pensatori compulsivi come
Sant'Agostino. Si trovano i nomi di Guglielmo di Ockham e i grammatici Donato
e Prisciano.
Università: Università degli Studi di Catania
Facoltà: Lettere e Filosofia1. Sostanza e accidente in filosofia. Boezio e Tommaso d'Aquino
Con il termine sostanza i latini intendevano parlare di ciò che sta sotto gli accidenti, ossia sussiste. Nel
mondo latino la prima teorizzazione è stata fatta da Boezio che distingue tra ciò che una cosa è (quindi la
semplice esistenza dell’ente) e ciò per cui una cosa è. Boezio però sottolinea il fatto che perchè una cosa sia
non solo deve partecipare dell’essere ma deve assumere una forma; è per questo che distingue il primo
concetto a sua volta in sostanza e accidente. Tale dottrina viene approfondita da Tommaso: egli sostiene che
l’ente può essere inteso sia in senso logico che in senso reale. Ma occorre distinguere anche l’ente
dall’essenza (che corrisponde al secondo concetto boeziano) e rappresenta ciò per cui una cosa è quello che
è (“un questo qui”). Ora in base alla multivocità dell’essere teorizzata da Aristotele la filosofia medievale in
diverse occasioni ha dato interpretazioni differenti al concetto di sostanza, in base alla sua coincidenza o
meno con l’essenza. I tomisti in particolar modo furono quelli che allargarono il concetto di sostanza,
dividendola in sostanza in senso stretto (l’essere per sè) e in senso lato (l’essere fondamento degli accidenti).
Un altro problema che fu sollevato soprattutto in ambiente medievale fu quello della natura della sostanza,
problema quindi squisitamente ontologico: gli scolastici le distinsero in semplici (che non implicano unione
di materia e forma) o composte ed anche in complete (quelle che possono sussistere come un tutto
sostanziale:Dio) e incomplete.
È per opposizione che si può giungere al concetto di accidente: esso è ciò che non è in se e per se. Ora se
Aristotele aveva considerato le nove categorie dopo la sostanza accidenti di essa, la filosofia scolastica ha
approfondito tale teoria distaccandosi per certi versi da essa: Tommaso distingue infatti gli accidenti
secondo la loro forma, la loro materia e la loro relazione. Una delle applicazioni più importanti di tale
dottrina della sostanza/accidente è quella della transustanziazione: essendo l’accidente un attributo della
sostanza, essa può mutare mantenendo comunque gli stessi accidenti.
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Questioni filosofiche medioevali 2. Analogia entis. Guglielmo d'Auvergne e Tommaso d'Aquino
I filosofi medievali attraverso il termine analogia danno vita a diversi significati, matematico, metafisico,
logico-ontologico, mistico. In Scoto Eriugena confluiscono tutti questi significati. Guglielmo d’Auvergne a
proposito del rapporto Dio-creatura afferma che l’essere di Dio non è identico a quello delle sue creature ma
analogo. In questo modo egli avvia la famosa dottrina scolastica dell’analogia entis. Tommaso estende poi
questa dottrina affermando che la differenza di base sta nel fatto che in Dio essere ed essenza coincidono ed
è per questo che Dio è un essere necessario; per il creato invece non c’è tale coincidenza e l’essenza ha a che
fare anche con gli attributi che tale essenza assume. Tommaso ha distinto inoltre due tipi di analogia: di
attribuzione che riguarda il rapporto tra due termini simili e che è di carattere qualitativo; e di
proporzionalità che ha a che fare con l’uguaglianza di due rapporti diversi e riguarda esclusivamente il
sapere matematico
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