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Filosofia del linguaggio. Guglielmo di Conches e Pietro Elia



Gugliemo di Conches nel delineare la sua filosofia del linguaggio fa una quadruplice distinzione a proposito della significatio: alcuni nomi significano la sostanza (Socrate), altri l’accidente (bianchezza) altri enti immaginari (chimera) altri significano modi di dire (ogni, qualche, nessuno). Pietro Elia fa una sottile ed interessante correzione all’opinione secondo cui il nome significa sostanza e qualità: questo - dice - succedeva all’origine ma quando gli uomini inventarono il linguaggio ed esso andò man mano allargandosi ci si distaccò man mano dalla sostanza ed oggi il nome non indica la sostanza, ma qualcosa come se fosse la sostanza. La grammatica modista è allora figlia di queste concezioni. I modisti spiegano il processo formativo del linguaggio partendo dalla res: tutte le cose hanno una loro essenza, e questa una volt conosciuta attraverso l’intelletto viene associata ad una sequenza fonica che acquista un certo significato (dictio). Tutte le proprietà e i modi di essere di quell’essenza una volta conosciuti vengono assegnati alla dictio come modi di significazione. È bene allora precisare per i modisti che la grammatica non si occupa della res ma ai modi significandi a prescindere dalla loro sostanza. È vero però, dicono, che anche la dictio assume i volta in volta diverso valore in base al significato che viene ad essa assegnato. Ma allora l grammatica allora non si occupa neanche accidentalmente della sostanza delle parole? Su questo i modisti non sono concordi; c’è chi sostiene che le due cose non abbiano nulla a che fare e chi invece sostiene che delle proprietà delle cose l grammatica si occupa accidentalmente pur senza mai scendere nello studio dei modi di essere delle cose.

Tratto da QUESTIONI FILOSOFICHE MEDIOEVALI di Carlo Cilia
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