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Seneca e l'isolamento



Per Seneca il commercio con gli uomini è dannoso per la vita interiore. Il consiglio è quello di fuggire gli uomini, ritirandosi in solitudine, con delle scuse. Non far rumore, non mettersi al centro dell'attenzione. Chi troppo si nasconde si mette in mostra. Ma l'isolamento non è un fine in se stesso. Esso dev'esserci utile per tornare alla vita ordinaria conservando la quiete interna, e imparare a "vivere nel mondo senza essere del mondo". Tale distacco non va esercitato con orgoglio. L'impassibilità (apatheia) del saggio non è indifferenza e insensibilità. Egli basterebbe a se stesso, tuttavia vuole avere amici. Nel suo stato sarebbe felice anche in prigione. Nikodemo accenna solo alla solitudine, per chi si sta rivolgendo a uomini del mondo. Vivere nel deserto vuol dire tagliare alla radice le influenze della vita comune. La filocalia sottolinea l'importanza del distacco dal mondo. C'è spesso il concetto di xenitia=estraneità verso ciò che è passeggero - scelta di vivere senza patria. Significa abbandonare le ordinarie occupazioni recidendo i propri commerci con gli uomini. E' un scelta di pochi, ma ci sono anche norme che ci consentono di mantenere uno stato di quiete interiore e raccoglimento, e questi consiglia Nikodemo. Si cerchi anche di evitare ambienti chiassosi.

Tratto da ORIGINI GRECHE DELL'ESICASMO di Dario Gemini
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