Letteratura e fedeltà ai testi nel cinema di Visconti
LA LETTERATURA
Sotto molti aspetti il rapporto tra il cinema
viscontiano e la letteratura è esemplare. Al tempo stesso, tra i grandi
cineasti italiani, nessuno ha con la letteratura rapporti così speciali,
intensi e durevoli come Visconti. Basti sottolineare che, fra i
diciotto titoli filmo grafici viscontiani, si fa prima a ricordare
quelli che con la letteratura non hanno specifici rapporti (sei) che
quelli che più o meno esplicitamente invece l’hanno (dodici).
La caratteristica fondamentale del rapporto viscontiano con la letteratura non fu certamente la cosiddetta fedeltà, almeno se per essa si intende il mantenersi fedele alla linea diegetico-poetica della fonte. In questo senso l’unico in qualche modo fedele è anche il film meno apprezzato, Lo straniero, dove Visconti fu letteralmente costretto a svolgere un semplice lavoro di messa in scena del testo di Camus.
Ma già in due testi dove Visconti non si allontana molto dalla fonte letteraria, come Il Gattopardo rispetto al romanzo di Tomasi di Lampedusa e L’innocente rispetto al romanzo di Gabriele D’Annunzio, siamo a una fedeltà molto più relativa. Nel primo film la consonanza fra regista e scrittore è soprattutto di temperamento e di gusto, se non proprio d’ideologia e comunque non soltanto Visconti sintetizza un intero capitolo (il quinto) del romanzo in una breve sequenza e ignora i due capitoli finali (il settimo e l’ottavo), ma trasforma poi un cenno indiretto di poche righe dello scrittore nell’episodio cinematografico della battaglia di Palermo e dilata il capitolo del ballo in un macroepisodio che dura poco meno di un quarto dell’intero film. Nel secondo film non vi è invece nessuna particolare consonanza fra scrittore e regista il quale comunque fa emergere dalle nebbie del romanzo il personaggio di Teresa Raffo, cui imprime un rilievo e una funzione narrative molto precise, muta i sentimenti di Giuliana verso il marito, cambia la presunzione superomistica di Tullio Hermil in un gesto autodistruttivo.
NÈ FEDELTÀ NÉ INFEDELTÀ
Due testi non certo infedeli ma neanche troppo fedeli sono considerati Le notti bianche e Morte a Venezia. Nel primo film, a parte lo spostamento ambientale da Pietroburgo a Livorno (che già implica una radicale diversità), diminuiscono le notti, viene ridotto il dilagante dialogismo del testo letterario, muta la figura del protagonista maschile e viene accentuato il peso del personaggio femminile. Più vicino al testo letterario è il film tratto da Thomas Mann, ma anche qui con notevolissime diversità (la trasformazione del letterato in musicista la più evidente) e soprattutto con l’immissione significativa di materiali extratestuali anche se ispirati parzialmente al Faust dello stesso autore.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Filmologia
- Titolo del libro: Luchino Visconti
- Autore del libro: Lino Miccichè
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