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La funzione della luce nella scena teatrale


La luce, sempre in funzione grammaticale e sintattica, può enfatizzare un oggetto o un personaggio, illuminandolo a uomo. E' diverso significato può avere a seconda del colore e dell’intensità. Vedi ad esempio la messa in scena di Les Bonnes di Genet nella regia di Victor Garcìa.
Il rapido alternarsi di buio e luce, tramite lanterna magica, fa sempre parte di questo genere di funzione.
Se parliamo della luce dal punto di vista delle modalità dell’attuazione, possiamo valutarne altri aspetti:
- Intensità: va valutata secondo la percezione che ne ha lo spettatore. Nel teatro non rappresentazione l’intensità della luce ha sempre grande importanza. Sottolinea, ad esempio nelle feste di corte, la potenza e la magnificenza.
- Qualità: oltre ai colori, distinguiamo luce calda e luce fredda. La prima serve a dare rilievo agli oggetti e a creare atmosfere; la seconda a rendere i contorni netti e precisi.
- Continuità: normalmente la scena viene illuminata da fonti discontinue, cioè da riflettori o gruppi di riflettori collocati in zone diverse del palco. Il risultato però è spesso di continuità. Questo perché, fermo restando che rimangono zone d’ombra o variazioni di intensità, le variazioni sono graduali e sfumate. Una discontinuità vera l’abbiamo invece quando ci sono netti contrasti tra le zone illuminate, o quando sono marcatamente colorate in maniera diversa.
- Fissità e mobilità: la mobilità può essere quella di un riflettore ma anche di una candela portata in scena.
- Nascoste o a vista: le luci possono essere a vista, e possono essere di due tipi, reali e fittizie. Le luci reali hanno funzione straniante e sottolineano l’irrealtà della situazione teatrale; le luci fittizie sono funzionali alla rappresentazione, perché pur essendo visibili fanno parte dell’arredamento (ad esempio un lampadario).
Le luci possono anche essere nascoste, e quindi percepite o nella loro realtà scenica o come rappresentazione degli effetti di una fonte di luce non mostrata. Un raggio di sole che viene dall’alto ad esempio, e che noi consideriamo tale pur non essendolo.

Tratto da LETTERATURE COMPARATE di Gherardo Fabretti
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