Le opere e la poetica di Tirso de Molina
Si parla spesso dell’abilità di Tirso nel tratteggiamento dei caratteri, specie di quelli femminili. Studi recenti dimostrano invece che i personaggi a cui Tirso dedica maggiore impegno e spessore sono quelli maschili, in particolare quella del “galàn”. Le “damas” invece sono relegate al ruolo di indispensabili ma meccaniche tessitrici delle trame d’amore. Le due opere meglio riuscite di Tirso sono El condenado por desconfiado e El burlador de Sevilla y convidado de piedra, due piezas che affondano le radici nelle discussioni teologiche dell’epoca sul libero arbitrio e sulla predestinazione. Tirso supera il dato puramente intellettuale della controversia e incarna la problematica in vive e pulsanti figure di teatro, dalla psicologia complessa, sfuggente e contraddittoria. La prima opera è molto scarna ed essenziale; è la drammatizzazione della parabola del fariseo e del pubblicano, incentrandosi sulla crisi di coscienza dell’eremita Paulo che dispera della propria salvazione e si condanna, mentre Enrico, che ama e onora il padre, si salva per merito della Grazia. Don Juan Tenorio è il protagonista della più famosa opera di Molina. Egli dimostra un eccesso di fiducia nella misericordia e nella tolleranza divina, giungendo a sfidare la stessa divinità, perdendosi. Molina inventa un personaggio libertino, poliedrico, a tutto tondo, trasfigurato attraverso il gusto di epoche diversissime. Da una parte generoso e di condizione hidalga, dall’altra cinico ingannatore di donne.
Il dramma di Don Juan è la sua titanica solitudine, causata dalla sua protervia. La sua ricerca spasmodica di donne, tutte puntualmente disprezzate e ripudiate, non attenuano il suo dramma. Le donne tratteggiate da Molina, come detto prima, sono figure dalle psicologie evanescenti e dalla consistenza puramente idillica, tutte funzionali al personaggio principale. Infine La prudencia en la mujer, dove prende una posizione nettamente femminista nel secolare dibattito sul valore della donna, delineando magistralmente la nobile figura della regina santa, caratterizzata dalle nobili virtù di clemenza, abnegazione, disdegno per le ricchezze e prudenza, e avversata inutilmente dal perfido Infante don Juan. Il culmine della tensione drammatica si ha nell’eccellente secondo atto, con la tragicomica scena del castigo del medico giudeo Ismael, che muore per mano dello stesso veleno che aveva preparato per altri, e quella della regina, che priva ormai di ogni risorsa, impegna il suo velo vedovile per far fronte alle spese della guerra.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letteratura spagnola
- Docente: Prof. Candido Panebianco
- Titolo del libro: Storia della letteratura spagnola
- Autore del libro: Samona - Mancini - Guazzelli - Martinengo - Di Pinto - Rossi
- Editore: Bur
- Anno pubblicazione: 1998
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