Un Pascal e un Leopardi male interpretati
Un Pascal e un Leopardi male interpretati
Una osservazione valida solo a metà. Vero è che il nulla pascaliano è molto simile all'infinito, e che il concetto di infinito / nulla è di sicura evidenza: ma nell'Infinito leopardiano del 1819 il nulla è estraneo come parola e come concetto. In realtà l'infinito leopardiano non ha a che fare con l'illusione di infinito bensì con l'eterno (“e mi sovvien l'eterno”). Ungaretti vede in quel sovvien un riduttivo mi ricordo; in realtà dell'eterno non si dà esperienza raccontabile e quindi ricordo, ma l'eterno, nel miracolo dell'estasi mistica, può sopraggiungere all'improvviso, venire incontro e quasi in aiuto, secondo i significati etimologici di sovvenire → subvenire. Egli vede nel sovvien anche la deflagrazione dell'ironia, che stabilisce i confini di uno spazio che è invece infinito, aggiungendo che si naufraga nel mare infinito del passato, della morte: nel mare del finito del nulla. Dunque Ungaretti fa una equivalenza tra sentimento dell'infinito, della morte e del nulla ma non dimostra sempre di esserne convinto appieno, mettendo in discussione tutta la sua interpretazione e finendo per chiedersi, in un altro passo del saggio, se il naufragare non sia in realtà un salvarsi.
Egli stesso si era precedentemente contraddetto in un altro passo, parlando di un naufragare senza ironia, dolcemente. Se gli ultimi versi dell'Allegria aspirano senza ironia al naufragio, il primo componimento del libro si intitola Eterno, e dice: Tra un fiore colto e l'altro donato / l'inesprimibile nulla. Ecco, il nulla non è il finito, come crederà poi l'Ungaretti critico di Leopardi, ma una metafora dell'eterno, che in effetti è inesprimibile a parole come lo è l'infinito.
Per concludere, a proposito della sezione Naufragi dell'Allegria, Ungaretti, quasi per una folgorazione, intuì la loro matrice leopardiana molto anni dopo; una matrice infinitiva, nel duplice senso di legame genetico con l'Infinito leopardiano e di originale tensione verso l'infinito. Anche questa consapevolezza intuitiva è però ridotta ad autointerpretazione ironica: vorrei aggiungere cje in Allegria di Naufragi è implicito il significato di dramma: allegria e naufragi sono situazioni in contrasto: è il significato di ironica allegria di naufragi.
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
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- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letteratura italiana moderna e contemporanea
- Docente: Giuseppe Savoca
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