Ungaretti, Leopardi e l'infinito
Sembra di poter dedurre che per Ungaretti critico esiste una sorta di metafora imperfetta dell'infinito, che lui chiama illusione di infinito, che si manifesta attraverso l'esperienze delle cose finite (il tempo, lo spazio, la memoria, la vita, la stessa immensità dell'universo) e che si sostituisce alla descrizione dell'infinito, che è posto al di là di ogni possibile parola. Nel Dolore, ad esempio, i ricordi vengono definiti un inutile infinito. Questa consapevolezza dei limiti del finito (sentimentale più che razionale) sta alla base di tutta la poesia ungarettiana, la quale, alle sue stesse origini, ha toccato la sua essenziale forma di verità nei tre versi di Dannazione.
Chiuso fra cose mortali
(Anche il cielo stellato finirà)
Perché bramo Dio?
Universo e uomo, in quanto soggetti alla caducità, appartengono allo stesso ordine. Nella Pietà, in Sentimento del tempo, dice:
L'uomo, monotono universo,
Crede allargarsi i beni
E dalle sue mani febbrili
Non escono senza fine che limiti
Nascita e morte sono il limite di partenza e il limite terminale della vita; ma sono anche, come pensava Schleiermacher, punti di passaggio verso l'Infinito. Dice Schleiermacher:
La nascita e la morte sono due punti di tal genere; e, percependoli, noi non possiamo fare a meno di pensare che il nostro io è dappertutto circondato dall'Infinito, e di sentire ogni volta una calma nostalgia e un sacro timore; ma anche l'immensità percepita dall'intuizione sensibile è almeno un indizio di una infinità diversa e superiore.
Ungaretti rinnova Leopardi.
Questo passo potrebbe figurare come epigrafe ad un commento all'Infinito leopardiano, ma esso condensa anche temi poetici specificamente ungarettiani, a partire da quello di un infinito che assedia.
Ungaretti si diceva chiuso fra cose mortali, e in Sempre notte il suo è un infinito / che mi calca e mi / preme col suo / fievole tatto. In Un'altra notte si vede abbandonato nell'infinito e in Canto secondo appare l'espressione Clausura d'infinito.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letteratura italiana moderna e contemporanea
- Docente: Giuseppe Savoca
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