Riassunto dei capitoli I e III del libro"Costretti a essere felici". Il testo individua gli elementi chiave della letteratura utopica, in particolare per ciò che concerne le costanti e le variabili dell'utopia e della distopia e le distopie del Novecento.
"Costretti a essere felici" di Domenico Tanteri
di Domenico Valenza
Riassunto dei capitoli I e III del libro"Costretti a essere felici". Il testo individua
gli elementi chiave della letteratura utopica, in particolare per ciò che concerne
le costanti e le variabili dell'utopia e della distopia e le distopie del Novecento.
Università: Università degli Studi di Catania
Facoltà: Lettere e Filosofia
Corso: Lettere
Esame: Letterature comparate
Titolo del libro: Costretti a essere felici
Autore del libro: Domenico Tanteri
Editore: C.U.E.C.M, Catania
Anno pubblicazione: 20011. Le antiutopie nella letteratura utopica
Tra gli studiosi di letteratura utopica, è ormai una prassi includere nel campo d'indagine, oltre alle classiche
utopie positive, anche le cosiddette antiutopie (o distopie per i critici anglofoni), che costituiscono una
significativa espressione della sensibilità del ventesimo secolo.
Raymond Trousson propone di parlare di utopia quando, in un racconto, si descrive una comunità
organizzata secondo certi principi politici, economici, morali, presentati come ideali a realizzarsi (utopia
costruttiva) o come la previsione di un inferno (l'antiutopia moderna).
Annegret Wiemer propone una terminologia standard: la parola utopia nell'uso generale; eutopia, l'utopia
positiva, per la rappresentazione di luoghi positivi; distopia per l'inverso. Fatte salve le distinzioni, è
comunque possibile rilevare alcuni tratti che accomunano utopie e antiutopie.
Domenico Valenza Sezione Appunti
"Costretti a essere felici" di Domenico Tanteri 2. Le costanti dell'utopia e della distopia
Il primo elemento da rilevare è la centralità tematica di una società, di una comunità organizzata,
immaginaria, di cui vengono descritti gli ordinamenti giuridico-istituzionali e politici. Prendiamo in esame
cinque opere: l'Utopia di Thomas More, La città del sole di Tommaso Campanella, My (Noi) di Evgenij
Zamjàtin, Brave New World di Aldous Huxley e 1984 di George Orwell.
Tra le costanti più tipiche vi è poi l'uniformità, la regolarità. Essa si manifesta sia come simmetria di
strutture urbanistiche (come in Moro, nella cui Utopia, le 54 città sono tutte simili nell'aspetto), sia come
rigida regolamentazione generale, funzionale all'esigenza di razionalità ed efficienza.
Altro elemento è la visibilità o trasparenza, non solo in senso metaforico, ma proprio nel senso fisico del
termine; visibilità e trasparenza sempre funzionale al controllo politico-sociale. Ovviamente, tali
manifestazioni più evidenti si trovano nelle utopie negative. In relazione a My, l'associazione tra trasparenza
e controllo è evidente qui: "Nei nostri muri trasparenti noi viviamo sempre in vista di tutti. Non abbiamo da
nasconderci, ciò facilita il compito dei guardiani".
Il mondo di 1984 non è certo da meno. Anzi, il controllo è qui esasperato: il teleschermo assicura una
costante visibilità di tutto. L'istanza della visibilità è presente anche in Huxley: si pensi, per esempio, a
Lenina, che guarda Marx con sospetto per il suo desiderio di riservatezza, di fare le cose in segreto. Ma già
nelle utopie classiche se ne può coglierne la presenza, come in More: "l'essere sotto gli occhi di tutti fa sì
che ciascuno si dedichi al lavoro o a svaghi non disonesti".
Domenico Valenza Sezione Appunti
"Costretti a essere felici" di Domenico Tanteri