Il contrasto tra felicità e libertà

Uno dei nodi centrali della riflessione utopica è il rapporto contraddittorio, spesso antagonistico, tra aspirazione alla felicità (l'obiettivo supremo di ogni utopia) e istanza di libertà. Zamjatin lo illustra chiaramente, rifacendosi alla vecchia leggenda del paradiso, messa in bocca al poeta R-13.

Ma anche Huxley mostra nella sua opera un nesso stretto tra felicità e libertà, tra felicità e adegua-mento alla necessità: "Questo è il segreto della felicità: amare ciò che si deve amare". Il Governatore Mustapha Mond osserva che "adesso il mondo è stabile. La gente è felice, ottiene ciò che vuole. E se per caso qualche cosa non va', c'è il soma". Anche in Campanella, d'altra parte vi è una limitazione della libertà derivante da un sistema di norme, anche in ambito coniugale.

Attraverso tale condizionamento si realizza l'uniformità. Come in Zamjatin, dove all'io individuale si contrappone il collettivo noi: "La sola via, dalla nullità alla grandezza, sta nel dimenticare che si è un grammo per sentirsi la milionesima parte di una tonnellata".

Quanto detto sulle utopie vale però sempre ragionando dall'esterno, in rapporto al nostro sistema di valori. Aldo Maffey osserva che la società che l'utopista crea è contestabile solo dall'esterno: una volta dentro, si è soddisfatti del proprio stato. Dunque, l'utopia non è più autoritaria in sè: tali uomini si riterranno liberi e non sapranno di essere stati costretti ad essere felici.

Huxley, in Ritorno al mondo nuovo, osserva che oggi le utopie appaiono assai più realizzabili di quanto non si credesse tempo: il problema è dunque come evitare la loro realizzazione definitiva. La vita marcia verso le utopie. E nel prossimo secolo gli intellettuali e la classe colta penseranno ai mezzi d'evitare le utopie e di ritornare a una società non utopistica, meno perfetta e più libera.